Matteo Renzi è giunto in Siiclia per partecipare ad una serie di convegni, iniziati ieri con l’intervento al teatro Santa Cecilia di Palermo per sostenere il “Si” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Il programma odierno lo ha visto protagonista prima all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Palermo, per poi trasferirsi prima a Taormina (presentazione del G7) e poi a Messina (firma del patto per il Sud).
L’inaugurazione dell’anno accademico è stata aperta dal rettore Fabrizio Micari, a cui è seguito l’intervento del premier. Il presiedente del Consiglio ha affermato: “La politica dei tagli indiscriminati ha fatto solo danni e ferite non rimarginabili, porta un clima negativo: la revisione della spesa è sacrosanta, i tagli in settori strategici provocano danni strutturali. L’Europa sia consapevole che servono strategie e che bisogna rifiutare il senso di rassegnazione”.
Renzi prosegue: “Siamo un paese e (voi Sicilia una regione) dal potenziale pazzesco, ma che ha un problema di autostima. Abbiamo degli asset impressionanti, bellezza, cultura e capitale umano, non solo problemi da risolvere. Questo è il ruolo della Sicilia e del Mezzogiorno, e in questo senso abbiamo bisogno di un’università che ci dia stimoli. Serve un cambio di passo culturale: è più facile trovare le cose che non vanno; più difficile provare a cambiarle. La Politica non ha solo colpe, ma non solo e soltanto sue”.
É stato, però, anche un sabato mattina di tensione al Teatro Massimo: all’esterno infatti un corteo di giovani manifestanti, ricercatori e insegnanti ha protestato contro il governo e alcuni lanci di lacrimogeni hanno spinto le forze dell’Ordine a predisporsi per eventuali cariche di alleggerimento. LA situazione è poi rientrata, senza ulteriori scontri.
Arrivato a Trapani, Renzi ha parlato di immigrazione: “L’Europa è oggi a un grande bivio e chi conosce la bellezza di confronto, dialogo, integrazione, sa che a certi signori tecnocrati europei che vengono a dire ‘ora vedremo cosa fare, qui, sopra e sotto’, parole parole parole, rispondiamo che voi dalla Sicilia dimostrate cos’è la parola civiltà. Da presidente del Consiglio vengo a dirvi grazie. Non può continuare così, c’è bisogno di una soluzione radicale. È stridente il confronto tra Bruxelles e Trapani”.
Il premier ha poi parlato dell’appuntamento referendario: “La riforma costituzionale non è il nostro traguardo, il nostro obiettivo, ma il punto di partenza per dire in Europa e nel mondo che l’Italia è più semplice. Mi servirà a dire che in Europa servono le riforme strutturali”.
Il Presidente del Consiglio nella serata di ieri ha sottolineato ancora una volta la propria linea: “Quelli di prima vedono il referendum come l’occasione per tornare in partita ed evitare di finire ai giardinetti. É legittimo ma non a spese degli italiani. Se il referendum non passa non ci sarà alcun cataclisma, ma di certo non cambierà più nulla per tanto tempo. Se vince il Sì finisce la stagione degli inciuci. Al Tar del Lazio, del resto, autorevolissimi “professori” hanno preso quello che noi non professori chiamiamo un due di picche“.
Nella serata di ieri sono stati diversi i riferimenti alla Sicilia nel discorso del premier (tra cui un omaggio a Peppino Impastato e l’impegno nella lotta alla mafia), ma tante sono state anche le occasioni di protesta, dai dipendenti Almaviva, radunati ieri in Piazza Rivoluzione per protestare contro i circa 400 trasferimenti di dipendenti coinvolti in una commessa Enel, agli operai della Sis (impiegati nei cantieri del passante ferroviario), di cui circa 210 (su 250 tuttora impiegati) prossimi al licenziamento, nella speranza di sensibilizzare il governo sul tema.
Foto sito Presidenza del Consiglio dei Ministri