Giovanni di Bicci de’ Medici (Firenze, 18 febbraio 1360 – Firenze, 20 febbraio 1429) è stato un banchiere italiano e il primo esponente di spicco del ramo centrale della famiglia Medici. Durante la sua vita riuscì a fare una grande fortuna con il Banco Medici da lui fondato, e passò la sua ricchezza al figlio Cosimo, detto in seguito il Vecchio.
Giovanni era uno dei 5 figli di Averardo di Bicci de’ Medici e di Jacopa (o Giovanna) Spini. Suo padre era un mercante di lana che solo nell’ultimo periodo della sua vita aveva raggiunto una ricchezza da potersi definire benestante. Alla sua morte (1363) il suo cospicuo patrimonio venne però diviso in cinque parti uguali, diventando così un’esigua eredità nelle mani dei figli. Lo zio di Giovanni però, Vieri de’ Medici (cugino di secondo grado di Averardo), era invece ben più ricco, esercitava la professione di banchiere e fra i settanta e più banchi presenti nella Firenze medievale, il suo era uno dei più floridi.
A servizio dello zio, Giovanni, imparò il mestiere di banchiere, diventando presto il responsabile della filiale a Roma. Nel 1385 rilevò questa filiale grazie al piccolo patrimonio portato in dote da sua moglie, Piccarda Bueri, poi aumentato dall’entrata di nuovi soci. Nel 1397 la sede fu spostata a Firenze.
Il banco Medici ebbe molto successo, tanto che nel 1408 godeva già di due filiali, una a Venezia e una a Roma, più una sotto-succursale a Napoli dipendente da Roma. Nella Capitale Giovanni inizierà la costruzione del suo impero economico.
Era proprio il banco a Roma quello più redditizio, perché nel 1413 Giovanni era riuscito a diventare il banchiere privilegiato dei conti papali, grazie all’amicizia con l’Antipapa Giovanni XXIII (Papa della fazione “pisana” durante il Grande scisma d’Occidente, eletto nel 1410). Questo quasi-monopolio però durò solo due anni perché nel 1415 il Papa venne deposto dal Concilio di Costanza e presto il Banco Medici si trovò a dividere la fonte di guadagno con le imprese rivali, fra le quali quelle degli Spini (quelli del Palazzo Spini Feroni) e degli Alberti. Con il fallimento del Banco Spini nel 1420, Giovanni riacquistò buona parte delle prerogative perse sulla riscossione dei conti papali, questa volta in maniera duratura, che portò una notevole prosperità a lui ed alla sua famiglia.
Giovanni, nonostante la ricchezza, fu un personaggio che non si dimostrò mai ambizioso di cariche pubbliche, ma aspettò che le cariche gli venissero offerte accettandole di buon grado. Nel 1417 si abbatté una violenta pestilenza sulla città di Firenze. In quest’occasione, Giovanni di Bicci diede un grande contributo in denaro per soccorrere gli ammalati e aiutare la Signoria nell’affrontare l’epidemia.
Giovanni di Bicci supportò le arti e grazie alle sue cospicue donazioni fu abbellita la città, affidandosi ad artisti quali Filippo Brunelleschi e Jacopo Della Quercia. In qualità di priore dell’Arte della Lana, favorì l’abbellimento della facciata del Palazzo di Orsanmichele. Tra il 1419 e il 1425 il Brunelleschi completò, su commissione del Medici, lo Spedale degli Innocenti, finalizzato ad accogliere gli orfani della città. Il lavoro però per cui Giovanni de Medici usò il grande architetto fiorentino fu per la ristrutturazione dell’antica Basilica di San Lorenzo, destinata a diventare la chiesa della famiglia Medici.
La mentalità di Giovanni era ben lontana da quell’idea di mecenatismo tipica dei suoi figli e nipoti, in quanto la sua era più una benevolenza verso i concittadini, piuttosto che un uso politico dell’arte come prerogativa di prestigio e supremazia.