Se nel quesito referendario sulla riforma costituzionale si fosse inserito “il riferimento a tutti i numerosi articoli interessati dalla riforma costituzionale, il quesito sarebbe confuso, oscuro, difficilmente comprensibile dalla massa dei votanti e certamente non idoneo a garantire il rispetto del diritto di voto dei cittadini”.
Nella memoria depositata al Tar, secondo l’Avvocatura un quesito referendario “impostato sulla sola elencazione degli articoli della Costituzione oggetto di revisione e contenente l’indicazione di tutti gli articoli della Costituzione modificati, sarebbe del tutto privo delle caratteristiche indispensabili di chiarezza ed univocità, e rivestirebbe carattere di parzialità e incompletezza in relazione alla complessità del testo di legge oggetto di referendum, che ricomprende appunto anche disposizioni autonome in aggiunta alla revisione costituzionale”.
In conclusione “è sin troppo evidente, nella comparazione degli interessi, l’assoluta prevalenza di quello pubblico allo svolgimento regolare e tempestivo della consultazione referendaria, che sarebbe del tutto compromesso da inattese misure cautelari“.
L’Avvocatura dello Stato ha chiesto in sostanza al Tar Lazio di non applicare alcuna misura che sospenda, temporaneamente, l’efficacia del decreto di indizione del referendum, impugnato da M5S E Sinistra italiana. “Manca d’altronde ogni interesse dei ricorrenti a siffatte misure”.
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