Ci sarebbe anche il nome di Alessandro Alfano, fratello del ministro dell’Interno Angelino, nelle intercettazioni dell’inchiesta romana su corruzione e riciclaggio. L’uomo è stato assunto alle Poste italiane. In una conversazione tra il faccendiere Raffaele Pizza e un collaboratore del Viminale, il primo commenta le richieste del fratello del ministro e delle sue lamentele per lo stipendio da 160mila euro e non da 170mila, la retribuzione massima.
Nelle intercettazioni diffuse dal ‘Corriere della Sera’, Raffaele Pizza sostiene di aver facilitato, grazie alle sue conoscenze, l’assunzione del fratello del ministro Alfano alle Poste. Ed è sempre il faccendiere, parlando con il collaboratore del Viminale, che assicura che provvederà a dare i 10mila euro di differenza tra lo stipendio effettivo di Alessandro Alfano e quello massimo previsto per il suo ruolo.
Secca la replica del ministro Alfano che risulta estraneo all’inchiesta. “Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici – contrattacca il leader di Ncd -. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni. Io rimango fermo a quanto valutato da chi l’inchiesta l’ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi. Il resto appartiene al lungo capitolo dell’uso mediatico delle intercettazioni. Ma questo – ha concluso – è un discorso ben noto a tutti, che si trascina da anni, diventando ormai una vera e propria telenovela legislativa”.
Immediate le reazioni politiche. “Ministro Alfano lei ha il dovere di fornire spiegazioni al Parlamento e all’opinione pubblica intera!”. Lo ha scritto su Twitter Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5S, commentando le intercettazioni.