Prime ore bollenti per l’UK nel dopo-Brexit. Lord Jonathan Hill, commissario europeo per i servizi finanziari e uomo di David Cameron a Bruxelles, si è dimesso: il suo posto sarà preso ad Interim dal lettone Valdis Dombrovskis. Ma l’altra notizia del giorno è la raccolta firme (lanciata da vari parlamentari britannici) per indire un nuovo referendum, che nel tardo pomeriggio ha toccato quota 2 milioni.
La proposta dei promotori della petizione è infatti di far “applicare una regola secondo la quale se le preferenze a ‘remain’ o a ‘leave’ sono sotto al 60% su un’affluenza inferiore al 75%, allora dovrebbe esserci un altro referendum”; la proposta sarà discussa nella giornata di martedì in Parlamento.
I fronti caldi per l’Unione sono due: quello delle negoziazioni per l’uscita dall’Ue del Regno Unito e le spinte indipendentiste ed europeiste che minacciano l’integrità del Regno Unito. Sul primo punto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, assicura una linea durissima: “Quello tra l’Ue e il Regno Unito non sarà un divorzio consensuale, ma non è stata neppure una grande storia d’amore”.
In un’intervista alla tv pubblica tedesca Ard, Juncker ha quindi ribadito la volontà di iniziare immediatamente i difficili negoziati con Londra dopo il voto sulla Brexit e di non aspettare i due anni canonici (anche se c’è chi parla di 7 anni) necessari per portare a termine la procedura.
Tensioni a Londra, area a fortissima maggioranza “remain” (così come Scozia e Irlanda del Nord), dove i promotori di un’altra petizione ricordano che la capitale “è una metropoli internazionale: vogliamo rimanere nel cuore dell’Europa ed essere membri dell’Ue”, spiegano i promotori. Al sindaco di Londra Sadiq Khan è stato rivolto l’appello per una secessione della City dal Regno Unito.
Intanto il governo scozzese guidato dalla prima ministra Nicola Sturgeon si riunirà in via straordinaria dopo l’annuncio di venerdì della “alta probabilità” di un nuovo referendum sull’indipendenza della regione. I membri del governo autonomo si dicono “delusi” per l’esito del referendum e annunceranno i prossimi passi che dovrebbero condurre sempre più lontano dal Regno Unito.
Proprio in tema di “primi passi”, è netta la presa di posizione di Angela Merkel, che spera in un processo di uscita veloce e chiaro: “Le trattative non possono durare in eterno, ma tocca alla Gran Bretagna muovere i suoi passi”.