Dopo le indiscrezioni che hanno rivelato la nuova positività di Alex Schwazer in un test anti-doping, l’atleta altoatesino, Sandro Donati (allenatore nel suo percorso di rientro), la manager e l’avvocato dell’atleta hanno parlato in conferenza stampa a Bolzano.
Se 4 anni fa si era assistito al pianto di Schwazer, oggi lui e il suo entourage lanciano un duro attacco alle istituzioni, respingendo categoricamente le accuse, pronti a fare ricorso nel tentativo di riammettere l’atleta alle Olimpiadi di Rio 2016.
A parlare per primo è stato l’avvocato Brandstaetter: “Immediatamente ci confrontiamo con voi su una notizia incredibile e devastante che non possiamo accettare. Schwazer non ha alcuna responsabilità in questa vicenda e cercheremo di provare la verità di questa vicenda brutta e sporca”.
“Si tratta di un fatto inconcepibile, una notizia infondata e sbagliata: una prova negativa a gennaio, non può essere riaperta 5 mesi dopo e diventare positiva per sostanze anaboliche, che nulla a che fare con gli sport di resistenza. Faremo denuncia penale contro ignoti; Alex non ha nulla da rimproverarsi e spera di poter andare a Rio e si è messo a disposizione della Wada 24 ore su 24 ore negli ultimi due anni, risultando sempre pulito: Alex non si merita tanta cattiveria, tanto meno fatti poco trasparenti“.
Poi ha parlato l’atleta: “Sarò molto sintetico per non essere accusato di fare teatro: ringrazio chi mi è stato vicino. Oggi niente scuse: io non ho sbagliato, 4 anni fa sbagliai, oggi no. Ho fatto tutto il contrario: mi sono affidato a Sandro Doanti per garantire il mio ritorno, la sua onestà. Io non ho fatto nessun errore: sono stato informato ieri ed è la cosa peggiore che poteva succedere. Questa volta si andrà in fondo: ho dato tanto, troppo per tornare e io non mollo”.
“Tante sono state le ostilità per non farmi vincere e non farmi rientrare: stranamente sono passati 5 mesi, ma io darò il 100% per chiarire tutto. Ho fatto tutta una serie di passi, ho anche inguaiato diverse persone; rifarei tutto se significa essere un’atleta migliore. Spero abbiate il coraggio di rispettare le persone che mi sono state vicine“.
Le parole di Sandro Donati (allenatore dell’atleta ed esperto di anti-doping): “Alex ha l’identikit perfetto dell’atleta che si dopa all’insaputa dell’allenatore e io avrei molti elementi per abbandonarlo: io non lo farò. Abbiamo messo a disposizione decine di campioni di sangue, abbiamo rinunciato alla finestra oraria per i controlli antidoping. Nessuno ci ha risposto. Il sistema dell’antidoping va avanti con le sue regole soft, per il quale l’atleta è la preda di una durezza e inflessibilità che vale solo per i singoli.
E Donati accusa: “Per lui sono stato un handicap: tanti hanno odiato il mio lavoro, le mie accuse al sistema e quale occasione migliore per vendicarsi. Inoltre l’accusa che si muove è totalmente insensata: i valori di testosterone contestati sono paragonabili a quelli di un’atleta con un braccio grande quanto le due gambe di Alex. Se in quell’urina non è apparso niente inizialmente, vuol dire che non c’era niente: se è stata riesaminata non è dovuto a quel campione. Non serva che vi dica il giro di compravendita di positività e ricatti nelle federazioni (svelato dal New York Times) all’interno della Dirigenza Wada”.