A pochi mesi dalla nascita del piccolo Leopoldo Mattia, la giornalista Ilaria D’Amico ha rilasciato una lunga intervista a Vanity Fair, raccontando alcuni episodi della sua adolescenza, per poi passare al periodo più maturo della sua vita. Una donna con la testa sulle spalle fin dai primi anni della sua vita: “Sa come mi soprannominavano le amiche? Digos. Ero la rompipalle che finiva per controllare gli altri. Non so se sia stata paura che qualcuno potesse approfittarsene o timore di non essere più padrona di me stessa. Ma alle feste mi fermavo al secondo bicchiere di vino e non ho mai avuto voglia di andare oltre. Poi magari ballavo fino alle 6 del mattino, ma lucida. Senza veleni”.
Dall’adolescenza, la giornalista Sky è passata al racconto del suo vero grande amore, quello con il capitano della Nazionale e della Juventus: “Qualcuno pensava che la storia d’amore con fosse improbabile? Me lo sono detta anch’io: “È impossibile”. Subivo lo stereotipo del calciatore. Un po’ per preconcetto, un po’ perché a volte i calciatori ci mettono del loro. Gigi per me era una commistione indefinita tra il campione di cui conoscevo le gesta e l’immaturo, se non il fascista che una volta, a Parma, aveva indossato una maglietta con la scritta “Boia chi molla”.
Con Buffon è stato fin da subito colpo di fulmine, nonostante le difficoltà iniziali di rendere pubblica la loro relazione: “La clandestinità della storia è durata pochissimo, neanche tre mesi. Entrambi vivevamo una profonda crisi. Ci siamo incontrati in un momento emotivo simile, e ci siamo trovati”.