Si concluderà con l’archiviazione del caso la denuncia effettuata per “lesioni personali gravissime” da una coppia di genitori baresi a carico di ignoti in seguito all’insorgere di una sindrome di autismo nei loro due figli dopo aver effettuato il vaccino. La procura di Trani ha stabilito che non vi è correlazione tra l’autismo e la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente non obbligatorio contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr).
Un altro duro scontro dunque tra chi sostiene la tesi della dannosità delle vaccinazioni e la comunità medica. I bambini sono stati visitati dalla commissione medica (della quale ha fatto parte anche il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, Giovanni Rezza) nominata dal pm: esclusa qualsiasi relazione tra vaccino Mpr e autismo.
Secondo l’indagine epidemiologica compiuta in Puglia, i casi di autismo colpiscono in egual modo anche i soggetti non sottoposti a vaccino Mpr, ma i consulenti della procura invitano ad “eseguire alcuni esami ematochimici nei soggetti a rischio e nei bambini piccoli” prima di sottoporli alla vaccinazione.
L’indagine fa eco alla sentenza n.258 del 20-23 giugno 1994 della Corte Costituzionale che decretava la necessità di “porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico che individui esami chimico-clinici idonei a prevedere e prevenire possibili complicanze da vaccinazione”.
Nonostante la sentenza, finisce sotto accusa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La consulenza della procura di Trani definisce “inadeguate” le linee guida internazionali, pochè non rispettano “il principio di precauzione” medica.
“L’Oms – si legge nella nota diramata dai consulenti della procura – dimentica di consigliare un’attenta e dettagliata raccolta anamnestica delle condizioni fisiologiche e patologiche del bambino, ma anche dei suoi familiari. A ciò si associa la frequente disattenzione sulle condizioni del bambino nei 40 giorni antecedenti l’inoculo vaccinale in relazione a comparsa di febbre, virosi, patologie esantematiche fruste, somministrazioni anche estemporanee di farmaci a qualunque livello immuno-interferenti quali, ad esempio, steroidi anche in formulazioni topica dermatologica, anche banali patologie, contratte in ambito scolastico o da nido materno”.
Secondo gli inquirenti l’inadeguatezza delle linee guida internazionali sarebbe imputata al fatto che queste “sembrerebbero finalizzate solo a promuovere le vaccinazioni pediatriche focalizzandosi semplicemente sulla loro utilità nell’evitare quella specifica patologia per cui il vaccino è stato preparato”.