Resti umani, due sedili e alcune valigie dell’aereo Egyptair precipitato con 66 persone a bordo sono stati ritrovati in mare a circa 290 km a nord di Alessandria. E intanto è ancora mistero sulle cause del disastro: Russia e Usa sono stati i primi a parlare di una bomba a bordo, ma restano ancora aperte anche altre ipotesi, come l’azione di un kamikaze o un guasto. Fondamentale sarà il ritrovamento delle scatole nere.
Prende sempre più corpo l’ipotesi terrorismo, dopo che ieri erano state diverse le tesi formulate: bomba, avarìa del motore, kamikaze. Secondo gli esperti di sicurezza aerea, la bomba sarebbe stata caricata a bordo direttamente a Parigi con la complicità di un dipendente dell’aeroporto Charles De Gaulle o della stessa compagnia EgyptAir.
“La teoria più probabile è che sia stata introdotta a bordo una carica esplosiva, a basso potenziale ma in grado di provocare uno squarcio nella carlinga – spiega Omer Laviv, esperto di sicurezza aerea e Chief Operations Officer della società israeliana Athena GS3 – L’esplosione non era in grado di disintegrare il velivolo, ma ha provocato danni sufficienti a farlo precipitare”.
A supportare l’ipotesi di un complice attivo nello scalo, il fatto che in passato è stato accertato che molti dipendenti del “De Gaulle” avessero rapporti con ambienti estremisti. I militanti jihadisti potrebbero infatti disporre di molti infiltrati. Usa, Egitto e Russia sono sicuri che si tratti di un attentato di stampo terroristico.
Proprio dagli States, però, arrivano voci che invitano ad una maggiore prudenza.
Uno dei satelliti dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha avvistato una macchia oleosa (forse carburante) nel mar Mediterraneo proprio nel punto in cui è caduto l’aereo dell’Egyptair. Lo ha annunciato l’Esa la quale ha anche comunicato che tra due giorni ripasserà nella stessa zona un altro satellite che fornirà ulteriori immagini.