Le dichiarazioni del presidente di Anm Piercamillo Davigo che ha dichiarato che “La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi”, hanno creato tensioni.
“Rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno” ha detto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, secondo il quale verrebbe compromessa “la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare” condotta attraverso “riforme, personale e mezzi”.
“Il Consiglio – ha proseguito il vice presidente Legnini – è quotidianamente impegnato ad affermare in concreto l‘indipendenza della magistratura e non è utile, come qualcuno ha inteso fare, invocarne l’intervento sanzionatorio pur a fronte di affermazioni non condivisibili, peraltro rese nell’esercizio di una funzione non giurisdizionale ma associativa. Le garanzie e la considerazione che si devono alla magistratura per lo straordinario lavoro, che quotidianamente assicura spesso in condizioni difficili, devono unirsi al rispetto per gli altri poteri dello Stato“.
“Per un paio di decenni l’attività di questo Paese non è stata quella di contrastare la corruzione ma i processi sulla corruzione. Questo è stato un messaggio fortissimo”, aveva detto il presidente dell’Anm, intervenendo a Pisa a un incontro di un Master universitario.