Arrigo Sacchi al veleno: “La Juve come il Rosenborg, vince solo il campionato”

di Andrea Fabbricatore

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Arrigo Sacchi al veleno: “La Juve come il Rosenborg, vince solo il campionato”

| mercoledì 09 Marzo 2016 - 17:27

Fanno rumore le dichiarazioni rilasciate da Arrigo Sacchi a “Lapresse”: l’ex tecnico del Milan ha detto la sua riguardo alla scuola italiana di allenatori, in forte ascesa in questi anni; tra i nomi dei suoi possibili “eredi” Di Francesco, Sousa, Spalletti, Giampaolo e Max Allegri, quest’ultimo tecnico di una squadra, a detta di Sacchi, incapace di vincere fuori dai confini italiani.

3 classi di allenatori: “Io divido gli allenatori in tre categorie. La prima è quella che comprende un piccolo drappello di geni, di innovatori, di persone che mettono il gioco al centro del loro progetto. La seconda, che rappresenta il gruppo più vasto, è quella degli orecchianti, che seguono la moda senza sapere un granché. La terza annovera tutti quei tecnici che sono orgogliosamente aggrappati al passato, che fanno della tattica esasperata il loro modus operandi, che sono ingessati a un solo sistema di gioco. Ma, ripeto, il raggio di luce è rappresentato dalla caduta di una certa dittatura. In democrazia si cresce”.

Inizia un nuovo ciclo per la scuola di allenatori: “In Italia vedo una cosa, in una maniera imprevedibile e inconcepibile, stiamo uscendo da una dittatura tattica per cui tutti giocano nello stesso modo, basandosi sulla regola del primo non prenderle, sfruttando solo la fase difensiva e il contropiede, affidandosi alle capacità dei singoli. Oggi c’è un gruppo di tecnici che porta avanti un’idea diversa di calcio. Gli eletti sono Di Francesco, Spalletti, Sarri, Paulo Sousa, Giampaolo; Allegri è in una via di mezzo tra le prime due categorie. Conte è il migliore, ma deve togliersi di dosso un pizzico di italianità”.

Il limite della Juventus è rappresentata dai “verbi”: “E’ dieci anni avanti a tutte le altre per coesione e competenza. Il suo limite sono i verbi. Noi al Milan ne coniugavamo tre: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. E’ una debolezza. Si dirà: ma in Italia continua a vincere. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica”.

 

 

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