Alle 5 del mattino è finita la disavventura di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due tecnici italiani liberati in Libia dopo un sequestro durato diversi mesi. Ad attenderli, all’aeroporto romano di Ciampino, oltre ai loro familiari, c’era il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Gli ex ostaggi sono apparsi provati ma sollevati. I due tecnici sono stati abbracciati dai parenti e subito dopo sono stati portati nella sala di rappresentanza per essere interrogati dal pm Sergio Colaiocco.
L’INTERROGATORIO: I due tecnici hanno ammesso di essere stati trattati in modo incivile, colpiti più volte con il manico di un fucile, più volte presi a calci e pugni. Per diversi giorni, inoltre, i carcerieri avrebbero lasciato i due italiani a digiuno. Sarebbero stati prigionieri di un gruppi islamico (che però non avrebbe contatti con l’Isis) nella zona di Sabrata. Pollicardo e Calcagno hanno poi detto di avere saputo solo in Italia della morte degli altri due italiani.
Adesso gli inquirenti cercheranno di fare chiarezza su tutto l’accaduto, a cominciare da come sono stati uccisi Salvatore Failla e Fausto Piano. Intanto, non è ancora chiaro quando le loro salme rientreranno in Italia. Straziante è la rabbia dei familiari di Failla e Piano. La signora Rosalba Failla è chiara: “Lo Stato italiano ha fallito, la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito“, mentre l’avvocato accusa: “Apprendiamo che sarebbe in corso l’autopsia in Libia: è un oltraggio“.
Il Ministro Gentiloni ha ricordato che occorre evitare che la Libia “sprofondi nel caos dove possono proliferare episodi tragici come quelli che hanno coinvolto i nostri ostaggi. Sia chiaro che non ci sono scorciatoie illusorie, esibizioni muscolari: il tempo stringe, ma non c’è alle porte alcuna guerra lampo”. Lo stesso Renzi, in una trasmissione Tv, ha confermato che non è in programma alcuna missione in Libia.
Duro, invece, il commento del ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Aly Abuzaakouk. L’agenzia Mena riferisce di una dichiarazione televisiva rilasciata dal ministro in cui dichiara che la Libia è “in grado di combattere l’Isis e respingere qualsiasi intervento militare nel paese: non abbiamo bisogno di un intervento straniero”. Tripoli non accetterà qualsiasi intervento ammantato sotto qualsiasi scusa.