Giulio Regeni, il ricercatore friulano trovato morto in Egitto giovedì scorso, è morto per un forte colpo inferto al collo. Questo è quanto emerso dall’autopsia eseguita sul corpo del giovane. L’equipe di medici legali ha riscontrato segni di un violento pestaggio e numerose abrasioni e lesioni, tuttora oggetto di analisi. Eseguiti tac, esame tossicologico e radiografie.
Gli esami confermano quindi l’ipotesi di un violento pestaggio. Il corpo del ricercatore universitario e collaboratore de “Il Manifesto” presenta “lesioni diffuse, forse dovute a percosse ripetute e comunque questo quadro interessa maggiormente il capo, la testa”.
Ma a causare il decesso di Regani è stata la frattura di una vertebra cervicale causata da un violento colpo al collo. I medici legali hanno inoltre riscontrato altre fratture evidenti sul corpo. Altre verifiche saranno svolte per accertare se la frattura della vertebra cervicale possa essere stata determinata dalla rotazione indotta della testa su un lato oltre il punto di resistenza.
“All’obitorio ho assistito alla scena drammatica del corpo di Giulio Regeni che mostrava inequivocabili segni di violenza, percosse e tortura”. Lo ha raccontato l’ambasciatore italiano a Il Cairo Maurizio Massari. “Credo che l’intervento del presidente Al Sisi sia riuscito a smuovere la macchina governativa egiziana portando al ritrovamento del cadavere”, ha aggiunto.
Non sono state trovate bruciature. Il cadavere è stato riconosciuto dai genitori nel pomeriggio al Policlinico prima che cominciasse l’accertamento autoptico. Gli esiti della tac, della radiografia e dell’esame tossicologico si conosceranno nelle prossime ore.
Martedì i funerali metre domenica pomeriggio a Fiumicello si è svolta una fiaccolata per ricordare il ricercatore.
Foto da Twitter.