Fare sesso tre volte a settimana è la soluzione più rapida e indolore per chi soffre di calcoli renali. A dirlo sono i medici del Training and Research Hospital di Ankara, che hanno pubblicato lo studio sulla rivista Urology. Secondo la ricerca, sono i movimenti effettuati durante i rapporti sessuali a permettere la fuoriuscita spontanea dei “sassolini” di chi è affetto da coliche renali.
Per arrivare a questi risultati sono stati coinvolti 90 uomini, suddivisi in tre gruppi e analizzati per quattro settimane. Il primo gruppo ha avuto regolarmente rapporti sessuali, ovvero tre volte al giorno, mentre il secondo ha assunto un farmaco alfa-litico contro l’ipertrofia prostatica. “Il movimento meccanico del rapporto sessuale e l’azione miorilassante delle endorfine rilasciate durante l’orgasmo – dice Giorgio Franco, presidente della Sia – potrebbero essere alla base di una più semplice e rapida espulsione dei piccoli calcoli posizionati nel tratto finale dell’uretere. Una conclusione curiosa, che deve portare clinici e ricercatori a riflettere su possibili alternative terapeutiche alle attuali, che potrebbero avere ripercussioni positive anche in termini di costi sanitari diretti (terapia farmacologica e chirurgica) e indiretti (giornate lavoro perse)”.
Ma quali sono le cause della calcolosi renale? Tra le tante, l’assunzione sempre maggiore di proteine nella dieta. Per risolvere il problema non basta soltanto la frequente attività sessuale, ma bisogna anche camminare e bere tanto. Qualora il calcolo renale non venga espulso naturalmente entro quattro settimane, sarà necessario ricorrere all’intervento chirurgico. “Il normale approccio terapeutico alla colica renale causata da calcoli di dimensioni inferiori ai 6 millimetri prevede la somministrazione di alfa-bloccanti, uniti all’assunzione di abbondante acqua, agli antispastici e al suggerimento di camminare, correre e saltellare, compatibilmente con le condizioni di salute del paziente”, ha concluso Mauro Silvani, responsabile della Struttura complessa di urologia dell’Asl di Biella.