Quello di Iachini è l’esonero numero 53 della carriera di Zamparini, il 27esimo da presidente del Palermo (gli altri 26 da patron del Venezia), dal giugno 2002 a oggi: numeri che parlano da soli e che mettono in luce la predisposizione quasi naturale dell’imprenditore friulano a cambiare guida tecnica.
Sembrava aver finalmente cambiato tendenza il patron rosanero, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. Dopo più di due anni dall’ultima volta, il mangia allenatori ha colpito ancora; stavolta, però, la vittima non è ‘uno qualunque’: è toccato all’uomo che è durato più di tutti sulla panchina rosanero (88 gare ufficiali consecutive dal 25 settembre 2013) e che ha riportato i siciliani in Serie A a suon di record, valorizzando numerosi talenti, su tutti Dybala e Vazquez.
Dopo oltre due anni fatti di soddisfazioni sul campo e risultati di tutto rispetto per il materiale umano a disposizione, qualcosa si è rotto. Il rapporto del tecnico con quel presidente che lo aveva sempre sostenuto in tutto e per tutto è cambiato progressivamente – come sottolineato dallo stesso Zamparini – fino a sgretolarsi come un castello di sabbia: bello a vedersi, ma dannatamente fragile.
Con i cambi in corsa, Zamparini tante volte ci ha azzeccato. Ma molte altre ha anche fallito: si veda la gestione disastrosa della stagione 2012-13, quella che ha portato alla retrocessione dei rosa in Serie B, con due allenatori, Gasperini e Sannino, mandati a casa e poi richiamati, e un tecnico spartiacque, Malesani, durato appena tre giornate.
Poi è arrivato Iachini, e la musica sembrava essere cambiata: il tecnico aveva riportato l’entusiasmo nella piazza, che è sempre stata dalla sua parte, ma adesso bisogna ricominciare di nuovo tutto da capo; o quasi, perché per Ballardini si tratta di un ritorno, dal momento che ha già allenato il Palermo qualche stagione fa (2008-09), chiudendo la sua esperienza palermitana con le dimissioni – niente esonero, dunque, una volta tanto – La domanda, a questo punto, è lecita: quanto durerà stavolta?