Con l’operazione “Golden circus” gli agenti della Polizia di Palermo hanno interrotto l’attività di una banda specializzata nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dalla transnazionalità dei reati e hanno arrestato il fulcro dell’organizzazione criminale.
Si tratta, come riferiscono gli stessi Agenti, di un dipendente dell’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, che faceva ottenere la documentazione necessaria agli immigrati per ottenere il visto d’ingresso per ragioni di lavoro.
Ecco come agiva: ogni immigrato pagava almeno 15mila euro. 2 o 3mila, a seconda che lo straniero fosse assunto veramente o solo fittiziamente, finivano nelle tasche degli impresari circensi compiacenti. Un’altra parte andava ai procacciatori di clienti, che agivano nei loro Paesi di origine, mentre una buona fetta andava al dipendente dell’assessorato regionale.
Sempre dalla Questura fanno sapere che l’uomo, responsabile dell’Ufficio speciale di collocamento per i lavoratori dello spettacolo, produceva dei falsi nulla osta al lavoro per prima occupazione o visti d’ingresso per cittadini extracomunitari, necessari per ottenere, da parte delle ambasciate, il visto d’ingresso nel territorio nazionale.
Gli impresari circensi inoltravano la domanda di assunzione dello straniero all’ufficio dove lavorava il dipendente corrotto, il quale predisponeva, pure in mancanza dei presupposti, il “nulla osta al lavoro per prima occupazione o visto d’ingresso cittadini extracomunitari”.
Per ottenere la documentazione servivano una copia del passaporto del cittadino straniero, il certificato di sana e robusta costituzione, alcune referenze lavorative e il nulla osta dell’Ufficio immigrazione della questura. Quando non riusciva ad ottenere il nulla osta per le vie regolari, l’uomo faceva ricorso a due stratagemmi alternativi: utilizzava un falso timbro dell’Ufficio immigrazione della questura di Palermo, oppure emetteva direttamente un provvedimento dell’Assessorato che attestava, falsamente, la presenza agli atti del nulla osta della Questura.
Per sveltire le “pratiche amministrative”, il dipendente pubblico infedele ad un certo punto ha deciso di mettersi in proprio. Mantenendo il suo incarico alla regione ha aperto un suo ufficio privato, attraverso il quale ottenere diretti contatti con gli imprenditori circensi.
Sempre secondo gli uffici della Questura, ha coinvolto anche la moglie e i suoi due figli, che hanno messo a disposizione conti correnti e postepay su cui far confluire le cifre pagate dagli imprenditori circensi.