Il ladro albanese 22enne ucciso da un pensionato 65enne a Vaprio D’Adda sarebbe stato colpito frontalmente con un proiettile al cuore, mentre si trovava ancora all’esterno dell’abitazione, sulle scale della villetta dello sparatore, e non era ancora entrato dentro casa.
A rivelarlo sarebbero stati i primi accertamenti svolti dagli inquirenti. In particolare il dato è emerso dalle indagini dei carabinieri coordinate dai pubblici ministeri Alberto Nobili e Antonio Pastore. Ma la versione resa da Sicignano davanti al pm di Milano sembra non essere affatto coincidente con quella della Procura.
“Ho sparato in cucina, ho visto un’ombra che si avvicinava con l’intenzione di aggredirmi. Ho avuto paura. Ma se avessi saputo che l’uomo era disarmato non gli avrei sparato addosso ma in aria”, ha detto l’uomo spiegando come il 22enne, dopo essere stato colpito, si sarebbe trascinato sulle scale.
L’uomo, indagato per omicidio volontario, si è presentato in Procura accompagnato dal figlio e dal suo difensore. “Per ora preferisco non rilasciare dichiarazioni – ha spiegato ai cronisti prima di entrare nell’ufficio del pm – ci sono indagini in corso”.
“Il mio assistito ha raccontato di aver visto l’ombra di un uomo nella cucina della sua casa, e di avergli detto ‘cosa stai facendo’: a quel punto l’uomo invece di allontanarsi gli è venuto incontro come per aggredirlo e lui ha sparato“, ha detto l’avvocato Pirro, difensore di Sicignano.
Ma la Procura non gli crede. Impossibile che il giovane colpito possa essere riuscito a trascinarsi fino a dove è stato trovato, hanno spiegato gli inquirenti. Non c’è traccia di sangue, infatti, nella casa di Sicignano. In seguito al sopralluogo della scientifica, ne sono state trovate alcune sulle due rampe di scale esterne. Le indagini proseguono.
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