“La Russia sta gettando benzina sul fuoco in Siria. C’è una logica contraddizione tra le parole della Russia e le sue azioni. Non si possono combattere i terroristi e sostenere Assad“. Con queste parole, il segretario della Difesa americano Ash Carter, ha aperto un nuovo fronte caldo nei rapporti tra gli Usa e la Russia.
Il presidente Vladimir Putin, ottenuta l’autorizzazione dal Senato a usare forze aeree all’estero e forte del summit avuto con Obama a margine del vertice Onu, ha subito dato l’ok ai raid su Talbisa, città vicino a Homs, che però “non è in mano all’Isis“, secondo alcuni funzionari usa.
Mosca ha invece replicato di avere effettuato una ventina di raid aerei in Siria contro otto obiettivi dell’Isis, distruggendone completamente i centri di comando sulle montagne. “Per risolvere la crisi siriana – ha poi aggiunto Putin – Damasco deve assumere una posizione attiva e flessibile e deve essere pronta a compromessi nel nome del suo popolo”.
Ad alimentare i sospetti anche alcune dichiarazioni rilasciate dal reporter Saki Khader del quotidiano olandese Volkskrant. Il giornalista ha denunciato che i bombardamenti di Barack Obama, di Vladimir Putin e di Damasco stanno causando molte vittime tra i civili: “I raid russi colpiscono Talbisa, vicino a Homs, dove però non ci sono jihadisti Isis, ma ribelli”.
“I raid aerei russi in Siria hanno già ucciso 36 civili”, ha rincarato la dose il presidente della Coalizione nazionale siriana, Khaled Khoja, a margine dell’Assemblea Generale Onu: “La Russia non ha intenzione di combattere l’Isis, ma di prolungare la vita al presidente siriano Bashar al Assad”.
Duro anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Sostenere Assad non aiuterà, non sarà un contributo costruttivo ad una soluzione politica – si legge in una nota – Adesso è importante concentrare tutti gli sforzi su una soluzione politica negoziata”.
Il ministro dell’Estero italiano Paolo Gentiloni auspica collaborazione: “Il conflitto in Siria è destinato a continuare se non aiutiamo i siriani a trovare una soluzione politica duratura e globale. La comunità internazionale dovrebbe rafforzare il sostegno a de Mistura e per facilitare un processo politico. Una Siria senza una leadership chiara non è nell’interesse di nessuno”.
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