All’ex Ceo di Volkswagen Martin Winterkorn, che ieri ha rassegnato le proprie dimissioni, spetterà una pensione da 28,6 milioni di euro e una buonuscita superiore ai 33 milioni. Sono i dati che l’agenzia Bloomberg ha ricavato dall’ultimo report annuale del Gruppo, e non pare ci siano “condizioni per cui la somma potrebbe non venire pagata”. Il board di Volkswagen però potrebbe intervenire sulla somma della buonuscita, con un taglio drastico. D’altronde, l’azienda dovrà quasi certamente far fronte alle class action che già stanno partendo negli Usa e in altre parti del mondo, che potrebbero avere un impatto fino a 50 miliardi di dollari.
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Dopo le dimissioni di Winterkorn, il portavoce di Volkswagen non ha risposto alle domande su un’eventuale buonuscita del Ceo. Ma il report annuale del 2014 indica che l’amministratore delegato ha ‘messo da parte’ un trattamento pensionistico da 32 milioni di dollari (appunto 28,6 milioni di euro): in base ad alcune circostanze, gli spetta anche una buonuscita da due annualità. Lo scorso anno a Winterkorn, 68 anni, sono andati 16,6 milioni di euro, il secondo stipendio più alto della Germania, per una buonuscita quindi superiore ai 33 milioni. Fra le circostanze citate dal report c’è anche la decisione del board di porre fine al mandato di Winterkorn prima della scadenza, ma se ciò dovesse avvenire per un motivo di cui il manager viene ritenuto responsabile la buonuscita potrebbe venire rivista in modo deciso. Nel comunicato del board, comunque, si sottolineava che “Winterkorn non era a conoscenza della manipolazione dei dati” e veniva ringraziato “per il suo elevato contributo” alla società. Fra i bonus, inoltre, si legge nel report, c’è anche la possibilità di utilizzare una vettura Volkswagen per tutto il periodo in cui gli verrà corrisposta la pensione.
Ma sull’azienda potrebbe piombare una tegola da 50 miliardi di dollari, secondo la realistica ipotesi di una class action mondiale che fa Emily Maxwell, avvocato californiano esperto nella tutela dei consumatori. In America sono già 25 le class action avanzate da proprietari e concessionari, che chiedono risarcimenti per lo scandalo delle centraline diesel truccate. Nel mondo, però, le macchine con le centraline “truccate” sono 10,5 milioni.