Caldissima direzione del Partito democratico. Al centro del dibattito tra il nodo delle riforme, alla ricerca di un’intesa con la minoranza che spiani la strada al ddl attualmente in discussione in Senato.
Alla fine la direzione del Partito democratico ha approvato all’unanimità la relazione del segretario sulle riforme. Al voto non hanno però partecipato gli esponenti della minoranza Pd. “Abbiamo detto con chiarezza – spiega Alfredo D’Attorre – che le riforme si votano in Parlamento non in direzione”.
Il premier e segretario del partito nel corso della direzione ha più volte affermato di volere l’intesa con la minoranza ma avverte: “Niente veti e non si stravolge la riforma”. Monito che vale anche per il presidente del Senato: “Se Grasso apre sull’articolo 2 (elettività del Senato, n.d.r.) saremmo davanti a un fatto inedito perché le riforme le abbiamo scritte insieme”.
Il premier ha anche utilizzato la situazione greca per mandare un messaggio chiaro a chi tra i Dem ventila l’ipotesi di una scissione: “Le scissioni funzionano molto come minaccia, un po’ meno nel passaggio elettorale. Chi di scissioni ferisce, di scissioni perisce”, ha detto Renzi, riferendosi all’esito elettorale del movimento di Varoufakis alle elezioni greche.
Conciliante la posizione di Gianni Cuperlo: “Condivido che tagliare il traguardo delle riforme è un obiettivo comune. Conosciamo tutti le criticità di una riforma che diversi tra noi avrebbero voluto diversa. Ma non è in corso un braccio di ferro o una prova muscolare e non ci devono essere diktat. Bisogna trovare uno sbocco da rivendicare come successo comune”.
Positivo il commento di Pierluigi Bersani: “Mi pare che Renzi abbia fatto un’apertura significativa: se si intende che gli elettori scelgono i senatori e i consigli regionali ratificano va bene, perché è la sostanza di quello che abbiamo sempre chiesto”, l’ex segretario non ha partecipato alla direzone. “Meglio tardi che mai: vedremo al Senato come verrà tradotta questa indicazione”, ha concluso.