I Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente hanno stroncato un traffico di sostanze stupefacenti nelle principali città e aree della costa abruzzese.
Dalle prime ore di questa mattina si è tenuta una vasta operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, è condotta dai carabinieri del Comando per la tutela dell’Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina. Alle attività in corso collaborano i militari dei comandi provinciali dell’Aquila, Ascoli Piceno, Teramo, Chieti, Pescara e Catania.
In particolare i militari hanno eseguito numerose misure cautelari in carcere ed agli arresti domiciliari, perquisizioni e sequestri.
Sono 15 le persone arrestate (3 in carcere, a Pescara, e 12 ai domiciliari) nell’ambito dell’inchiesta della Dda dell’Aquila, condotta dai carabinieri del Noe, che ha stroncato un traffico di droga destinata soprattutto ai locali della “movida” della costa abruzzese. Arresti e perquisizioni in abitazioni ed esercizi commerciali sono stati eseguiti in Abruzzo, Marche e Sicilia.
Proprio nel corso della perquisizione a casa di uno dei 27 indagati, già agli arresti domiciliari, i carabinieri – con l’ausilio del nucleo cinofili di Chieti – hanno trovato 5 chili di hashish suddiviso in panetti. Sequestrate anche auto di lusso e moto utilizzate per lo spaccio
L’indagine ha avuto impulso grazie alle dichiarazioni di un ‘pentito’, esponente di spicco di una nota famiglia malavitosa pescarese che ha deciso di collaborare con la Dda dell’Aquila. Tra gli arrestati, tutti italiani, vi sono diversi incensurati “che avevano organizzato – affermano gli investigatori – una fitta rete di spaccio di hashish, marijuana e cocaina di altissima qualità, smerciata soprattutto in contesti della movida della costa adriatica”.
Le accuse per gli indagati vanno dal traffico di stupefacenti al favoreggiamento, dalla ricettazione all’intestazione fittizia di beni. L’organizzazione poteva sfruttare “magazzini per lo stoccaggio dello stupefacente, veicoli di lusso per il trasporto (Range Rover, Porsche, Harley Davidson), autovetture utilizzate quali vere e proprie ‘basi mobili’ da poter parcheggiare e confondere tra i mezzi della movida adriatica”.
Le consegne della droga ai clienti avvenivano, in genere, proprio in aree di parcheggio prossime a stabilimenti balneari e locali notturni. I carabinieri sottolineano “la peculiarità dello stupefacente trattato: è stata accertata l’esistenza infatti sia di marijuana coltivata con tecniche non convenzionali (nota come ‘amnesia‘, ma commercializzata anche come ‘kalasnikov’, ‘tuberon’, ‘lemonades’, ‘orange bad’), nonché di hashish dal principio attivo anche 10 volte superiore allo standard abituale e, pertanto, altamente tossico”.
Le indagini patrimoniali hanno consentito di accertare che i proventi del traffico sono stati reinvestiti sia in veicoli, anche di lusso, che in immobili, tra cui una villa con piscina in uso al principale indagato. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati nei mesi quasi 100 chili di hashish, in parte nascosti in un garage di Montesilvano affittato da una coppia di fidanzati incensurati.