Si sta facendo luce sull’atroce delitto di Ismaele Lulli, il 17enne sgozzato nel territorio di Sant’Angelo in Vado, per il cui omicidio sono stati fermati due albanesi di 19 e 20 anni. Entrambi nel carcere di Villa Fastiggi, con l’accusa, pesantissima, di omicidio volontario aggravato in concorso. Il pm Irene Lilliu sta valutando se vi sia anche la premeditazione.
I FERMATI – In una conferenza stampa i carabinieri di Pesaro hanno fatto chiarezza sulla dinamica dell’omicidio. I due fermati hanno avuto ruoli differenti: Igli Meta, di 20 anni residente a Urbania e originario di Durazzo, sarebbe l’autore materiale del delitto, mentre Marjo Mema, di 19 anni geometra originario di Tirana, lo avrebbe aiutato.
UNA TRAPPOLA – Con chiarezza è emerso che a Ismaele fu tesa una trappola: il ragazzo incontrò i suoi carnefici alla fermata dell’autobus e accettò la proposta di andare a fare un bagno al fiume. Salì spontaneamente sull’auto di Meta, “senza costrizioni” hanno detto i carabinieri, probabilmente non nutriva alcun sospetto su quello che lo attendeva. L’auto si diresse a San Martino in Selva Nera, luogo dell’omicidio.
IL MOVENTE – Igli Meta, avrebbe agito per gelosia. Erroneamente convinto che il ragazzo avesse tentato un approccio con la sua ex fidanzata, Ambera e avrebbe quindi inteso punirlo. La ragazza, macedone, ha in pratica confermato il movente, dicendo che Igli la tormentava con quel sospetto, peraltro del tutto infondato, perchè la vittima aveva la sua ragazza. Inutile ogni tentativo di rassicurarlo. Ambera è apparsa “sbalordita”, e forse lo stesso Ismaele è morto senza sapere perchè, dato che a quanto pare lui e il suo presunto assassino non si erano mai affrontati prima per la questione.
“Ismaele – ha detto oggi il colonnello Antonio Sommese del Comando provinciale dei carabinieri – ha commesso, involontariamente, un unico errore: quello di aver suscitato la gelosia di Meta, convinto che il ragazzo fosse interessato o avesse avuto un rapporto con la sua fidanzata. Un rodimento continuo, finchè non ha deciso di fargliela pagare”.
LA DINAMICA – Legato con del nastro adesivo da pacchi e colpito alla gola con un coltello sotto a una croce di ferro, in cima ad un poggio in località San Martino in Selva Nera. È morto così Ismaele Lulli, nella ricostruzione fornita dei carabinieri che hanno condotto le indagini. Un solo colpo mortale al collo, talmente forte che il 17enne “è stato quasi decapitato”: la sua morte è stata rapida. Ismaele, che era più altro e robusto di suoi aggressori, sarebbe stato colto di sorpresa. Non è stata ancora trovata l’arma del delitto.
UN BAGNO DOPO L’OMICIDIO – Dopo avere ucciso Ismaele e averne gettato il corpo in un dirupo, Igli Meta e Marjo Mema, andarono a fare il bagno al fiume progettato insieme alla loro vittima. In questo caso però – ha raccontato il colonnello. Antonio Sommese – sarebbe servito per lavare via il sangue.
LA FUGA – Quando i carabinieri sono andati a prelevare Igli Meta per interrogarlo, il ventenne albanese probabilmente si stava preparando a fuggire in Albania. Il ventenne dormiva in auto e aveva a disposizione una somma di denaro.
AMMISSIONI – Marjo Mema, invece, ha fatto le prime ammissioni e sta collaborando con gli investigatori. “Si sta cominciando a rendere conto della gravità del fatto” è stato detto durante la conferenza stampa dei carabineri. Nella ricostruzione fatta dagli investigatori, Mema avrebbe un posizione meno grave dell’altro giovane, ritenuto l’esecutore materiale del delitto.
ISMAELE NON HA COLPE – “Un ragazzo che non ha altre colpe se non di conoscere altre persone, altri ragazzi che andavano a scuola insieme, frequentavano gli stessi posti, si trovavano alla stessa fermata dell’autobus” ha detto il colonnello Antonio Sommese, dei carabinieri di Pesaro.