La Farnesina ha comunicato che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti: Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla.
Secondo alcune indiscrezioni, due di loro sarebbero residenti in Sicilia, precisamente nella provincia di Enna e di Siracusa, uno nella provincia di Roma ed uno nella provincia di Cagliari. Le famiglie sono state immediatamente avvisate nella serata di ieri del rapimento.
L’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. In seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.
Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia: “Stiamo lavorando con l’intelligence per ottenere maggiori informazioni – ha spiegato -, si tratta di una zona in cui ci sono dei precedenti e dobbiamo concentrarci per ottenere informazioni sul terreno. Nella notte abbiamo avvisato la famiglia”. Il ministro lo ha affermato a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles, precisando che l’Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza.
Perplessità sulla matrice del rapimento anche da parte del ministero dell’Interno libico di Tobruk: “Al momento si ignora quale gruppo ci sia dietro al sequestro”. In mattinata alcune fonti di Al Jazeera avevano ipotizzato che gli autori del sequestro potessero essere elementi vicini alle milizie tribali.
La ditta in una nota conferma il sequestro: “Informiamo che il 19 luglio 2015 si è verificato in Libia nei pressi di Mellitah il rapimento di 4 tecnici italiani dipendenti della nostra società. Al momento siamo in diretto contatto e coordinamento con le Autorità e con l’Unità di crisi del ministero degli Esteri Italiano. Seguiranno eventuali aggiornamenti”. Lo afferma la Bonatti di Parma, che non aggiunge alcun dettaglio sui rapiti.
Un fascicolo di indagine è stato aperto dalla Procura di Roma relativo al rapimento. Il reato ipotizzato è sequestro di persona a scopo di terrorismo. Il pm ha affidato ai carabinieri del Ros i primi accertamenti per ricostruire quanto accaduto.
“Freedom for Gino, Filippo, Salvo e Fausto“. Alcuni dipendenti della Bonatti hanno fotografato e postato su Facebook uno striscione esposto nel compound di Wafa: “Quello che è successo in Libia oggi poteva benissimo accadere a me fino ad un anno fa. Ci si reca in quei posti solo per lavorare e non per divertirsi; per farvi arrivare il gas con il quale vi riscaldate in inverno, con il quale vi raffreddate in estate (ebbene si) e con il quale vi fate da mangiare tutto l’anno. Per cui questa volta non ammetto ‘se la sono cercata’, ma solo #Solidarietà”.