Maggioranza inquieta in Sicilia dove una frangia sempre più ampia del Pd comincia a domandarsi se non sia il caso di concludere prima possibile l’esperienza di Rosario Crocetta governatore.
Le bordate arrivano dall’alto, da una nota di Marco Zambuto, presidente del partito, che chiede di valutare “l’opportunità di continuare un’esperienza di governo che non risulta essere più in sintonia con la Sicilia ed i Siciliani. Non mi sarei aspettato che a commento dei risultati elettorali, il presidente Crocetta la cui popolarità in Sicilia è pari allo zero, si avventurasse a scaricare le sue responsabilità sul Presidente del Consiglio Matteo Renzi”.
E’ l’effetto di divisioni interne ormai croniche che si sono acuite dopo l’esito dei ballottaggi delle amministrative. Il centrosinistra ha perso due importanti piazze come Gela (città del Governatore) ed Enna (dove ha sempre dominato Crisafulli). E nello scaricabarile del dopo voto Crocetta – che ha ormai perso credibilità anche nei confronti del suo partito – ha attaccato neanche velatamente l’ala renziana, rivendicando risultati che francamente nessuno ha visto.
In particolare, l’obiettivo di Crocetta è Davide Faraone, sottosegretario alla pubblica istruzione e uomo di Renzi in Sicilia. Una spaccatura che sarà più difficile da ricucire perchè nel frattempo i consensi elettorali nell’isola sono diminuiti e c’è la preoccupazione che ogni giorno che passa il Pd perda terreno consentendo al centrodestra di riorganizzarsi.
La polemica si è infuocata soprattutto nella zona di Siracusa. Non è un caso che la nota di Zambuto sia seguita da quella del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, che usa toni altrettanto duri nei confronti di Crocetta: ”La sua è una gestione amministrativa capace solo di distruggere – come nel caso della formazione professionale e dell’abolizione delle province – senza riuscire a costruire nulla di alternativo. La sua analisi del voto è strampalata quanto la sua azione di governo”. ”Abbiamo sempre dato atto a Crocetta del suo coraggio e dell’importanza della denuncia – ha aggiunto Garozzo – ma amministrare è un’altra cosa. Amministrare una regione di 5 milioni di abitanti e con le criticità che conosciamo richiede doti non comuni e la capacità di esprimere un disegno riformatore e innovatore di cui non si vede traccia. La situazione richiede una serie analisi politica e investe soprattutto il Pd. Prima di valutare ipotesi di nuove maggioranze è giunto il momento di chiederci se sia ancora il caso di sostenere questo governo”.
Zambuto rincara la dose. ”Solo un cieco o un megalomane può ignorare che le ragioni della sconfitta del Pd in Sicilia stiano tutte dentro la fallimentare azione del Governo della Regione. La mia correttezza amministrativa, ed il mio senso delle istituzioni che non mi ha mai fatto privilegiare la poltrona alle responsabilità, è stata sempre apprezzata da tutti e riconosciuta financo da una sentenza della Corte d’Appello di Palermo che Crocetta farebbe bene a leggere. Sappia il presidente della Regione che gli unici padroni del sindaco di Siracusa sono i Siracusani”.
Il dibattito interno – se così si può definire – è solo all’inizio. E difatti arriva la stizzita dichiarazione di Crocetta che rivolgendosi a Renzi, attraverso l’agenzia Ansa, gli dice di non farsi “intrappolare da alcuni dei cosiddetti renziani siciliani, che non sono affatto rottamatori e in Sicilia rappresentano la conservazione: parlo di individui che pur ricoprendo ruoli di governo e dunque dovrebbero aiutare a risolvere i problemi della Sicilia in realtà agiscono per un solo interesse, sponsorizzare se stessi. Il premier non può avere informazioni sull’attività del mio governo proprio da chi, professandosi renziano, non fa altro che attaccarmi invece di lavorare per la Sicilia. Il sindaco Garozzo parla per mentite spoglie, si fa dettare i comunicati stampa da Davide Faraone: ho assistito personalmente a questo teatrino in occasione di una nota contro Antonello Cracolici, ma tante altre persone ne sono testimoni. Questi sono i rottamatori del Pd, gli uomini di governo?”.
L’ultima sciabolata di Crocetta è ancora più esplicita: “Se il Pd e gli altri alleati in Sicilia non sono stati travolti dagli scandali come sta accadendo a Roma è grazie a me, che sono più cattivello di Marino, brava persona che però ha voluto avere un rapporto più stretto col partito. La realtà è una, quando si vince è merito dei renziani siciliani, quando si perde è colpa di Crocetta. Comunque è sempre colpa mia”.
La debolezza e la difficoltà di Crocetta sono acuite anche dalla presa di posizione di D’Alia secondo cui Crocetta sbaglia nella forma e nella sostanza (leggi la dichiarazione).
Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario allo Sviluppo Simona Vicari che invita il presidente della Regione siciliana a interrogarsi sui fallimenti “di cui è il principale artefice” (leggi la dichiarazione).