Il voto ai ballottaggi per le amministrative è una brusca frenata, per il Pd di Matteo Renzi; anzi, più che altro è una clamorosa “inchiodata”.
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“Una sconfitta che brucia”, l’ha definita Lorenzo Guerini, del Pd. L’effetto Matteo Renzi non funziona più o funziona di meno e dove, per ammissione di alcuni dirigenti del partito del premier, le continue polemiche interne stanno danneggiando il Pd alle urne. Gli interventi del premier, per esempio, non sono serviti a far vincere Felice Casson, sconfitto a Venezia dal candidato di Centrodestra, Luigi Brugnaro, patron della squadra di basket dell’Umana, arrivata a un passo dalla qualificazione alla finale scudetto del basket. La sinistra perde il governo della Serenissima dopo 22 anni. Insomma, il governo del 41% comincia a perdere terreno. Lo stesso premier ha confermato ai dirigenti del partito che “Questo voto conferma quello che cerco di spiegare da un po’ di tempo ai midi amici del Pd: il centrodestra non é affatto morto, anzi é un avversario temibile quando si unisce”.
Più drastica Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd: “È un calo importante, serve una riflessione. La politica non può essere un pezzo del problema. A Venezia ha pesato la fine traumatica della legislatura. Non siamo riusciti a ricostruire un rapporto con la città, nonostante la candidatura importante di Casson”.
Nell’analisi della sconfitta, perché di questo si tratta, per il Pd, secondo la Serracchiani, “ha pesato molto il sentimento nazionale sull’immigrazione”. Ma non soltanto: “Certo, le divisioni interne – ammette Serracchiani – non hanno aiutato a far passare un messaggio di speranza. Dobbiamo ragionare su come rafforzare il partito sui territori”.