Dalla pedopornografia alla tratta di minori, dall’uso di droghe a quello di armi, e poi i documenti i falsi e l’arruolamento di killer: l’oscuro mondo del World Wide Web, l’altra faccia della rete che invece scorre davanti ai nostri occhi ogni giorno, è una “sfida difficile, ma per vincerla serve un approccio globale”. È Ernie Allen, il presidente del Centro Internazionale per i Bambini Scomparsi e Sfruttati (ICMEC), a dirlo.
Il fenomeno è in crescita esponenziale: il programma di identificazione di bambini vittime, che nel 2002 aveva collezionato circa cinquantamila immagini pornografiche in cui erano coinvolti minori, lo scorso anno ha raggiunto la cifra record di 25 milioni.
Cosa accade nel Deep Web, nei bassifondi della rete globale? Si entra sotto anonimato con il browser Tor, poi si mercanteggia carne umana per un pugno di “bitcoin”. I bambini sono tra le vittime più frequenti.
“Noi vediamo solo una parte del lato oscuro – spiega Ernie Allen – . Ci sono siti terrificanti come Lolita City o PedoEmpire, che essendo anonimi, non permettono di rintracciare i creatori e i fruitori. I clienti stessi, per non essere rintracciati, usano soldi virtuali per comprare questi contenuti. Portarli alla luce è veramente difficile, a meno di non trovare qualche errore commesso dai criminali”.
Le grandi organizzazioni, poi, sono quasi impossibili da fermare, perché errori non ne commettono. In Italia, per esempio, è difficilissimo stilare una lista dei siti pedopornografici: “Non siamo dov’è la base operativa di questi hub”, dice Allen. Un’unica certezza: il deep web continua a svilupparsi.