Centinaia di tifosi hanno accolto con entusiasmo, alle 4 di notte, il ritorno a Torino della Juventus. Delusione, sì, ma anche orgoglio per una partita giocata a testa alta e che fino a mezz’ora dalla fine poteva prendere una piega diversa. I giocatori bianconeri hanno molto apprezzato quest’accoglienza, a cominciare dal veterano Buffon che è apparso perfino commosso. E sono certamente un buon segnale per la società che deve subito pianificare il proprio futuro, puntando a un potenziamento della squadra ma dovendo prima affrontare i casi riguardanti Pirlo (addio?) e Tevez.
Il bilancio bianconero, pur con la delusione della sesta finale persa, è comunque positivo. Il quarto scudetto consecutivo è un traguardo di assoluto prestigio. Ancora una volta, la squadra non ha trovato nell’arco del campionato rivali che potessero realmente metterle i bastoni tra le ruote. L’addio di Antonio Conte, accolto dai tifosi quasi come un dramma, ha chiuso un ciclo importante aprendone però un altro altrettanto vincente.
Massimiliano Allegri ha gestito con grande intelligenza l’insediamento nello spogliatoio della Juve. Il tecnico livornese ha capito che cambiare subito sarebbe stato controproducente, quindi ha continuato sulla stessa strada tracciata dal suo predecessore per poi trasferire gradualmente la sua idea di calcio al gruppo bianconero.
La partenza “diesel” aveva fatto storcere il naso un po’ a tutti, e indicare il nuovo allenatore come il responsabile numero uno del momento negativo è stato anche fin troppo facile, ma Allegri non si è lasciato infastidire e ha proseguito con convinzione un percorso di lavoro che, alla fine, gli ha dato ragione.
Il tecnico ha superato brillantemente il periodo buio, riuscendo, se possibile, a migliorare una creatura che sembrava perfetta già così com’era. Bel gioco, concretezza e maggiore lucidità nella gestione del risultato sono state le armi vincenti di una squadra che, mentre continuava a dominare in campionato, andava avanti anche nelle Coppe.
Per la squadra di Allegri, il mese di maggio è stato l’apice di un cammino a dir poco sorprendente: in successione, sono arrivati la vittoria del tricolore per la quarta volta di fila, la conquista della decima Coppa Italia e il raggiungimento della finale di Champions League, traguardo che il club di Andrea Agnelli non centrava da ben dodici anni.
L’attesa per il big match di Berlino contro il Barça era tanta, ma alla fine hanno prevalso i catalani con la loro maggior esperienza e malizia in una competizione che ormai conoscono come le proprie tasche. I bianconeri hanno accarezzato il sogno fino all’ultimo, per poi essere svegliati nel peggiore dei modi.
È andata male, ma non chiamatelo ‘fallimento’: se c’è una cosa che questa squadra ha dimostrato di saper fare negli ultimi anni è reagire anche ai ceffoni più violenti. La Juve ci riproverà, non c’è dubbio: quella posta sul prato verde dell’Olympiastadion di Berlino è stata la prima pietra per la realizzazione di un progetto che vedrà i bianconeri tornare vincenti anche in Europa.