“Basta con la demagogia e lo scaricabarile”: è un Matteo Renzi duro quello che dal G7 entra nell’ennesima disputa, tutta italiana, sull’immigrazione. Dura la posizione di Maroni, Zaia e del neo-governatore Giovanni Toti, che alzano il tiro e oppongono un forte ‘no’ a nuovi arrivi di migranti in Lombardia, Veneto e Liguria. Ma le parole del premier vogliono soprattutto mettere un freno alle al governatore lombardo, che se la prende con quei Comuni pronti ad aprire le porte all’accoglienza, minacciandoli di “ridurre i trasferimenti regionali”.
“Non basta fare comunicati stampa e slogan”, dice il presidente del consiglio. Anche perché “alcuni di quei governatori che si lamentano erano al governo quando è stata decisa la politica che ha condotto alle attuali regole”. È dello stesso tenore anche la replica del titolare del Viminale Angelino Alfano, che promette: “farò come fece Maroni da ministro dell’Interno”.
E domani Alfano incontrerà il commissario Ue all’immigrazione Avramopoulos: #Immigrazione #Europa #solidarietà #responsabilità #TimeForAction”, twitta il ministro.
“Così come sono – ha chiarito Renzi – le cose non vanno e il problema esiste e va affrontato, ma serve un ragionamento strategico. Gli sforzi dell’Ue al momento sono largamente sufficienti e quindi la partita non si gioca qui (al G7 – ndr), ma il 25 giugno al consiglio europeo”. In merito poi alle parole dei tre governatori, ha osservato che “è difficile” parlare di immigrazione “quando alcune Regioni del tuo Paese dicono che il problema non li riguarda”. Sui migranti, invece, “servono regole per non lasciare l’Italia da sola” e su questo “stiamo cercando di coinvolgere i nostri partner europei”. E poi una stoccata al vetriolo: “tutti abbiano il buon senso di ricordare a se stessi chi ci ha portato in questa situazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro Alfano: “vorrei tranquillizzare il mio predecessore Roberto Maroni: farò ciò che fece lui al mio posto e chiederò ai sindaci ciò che ha chiesto lui il 30 Marzo del 2011 in piena emergenza immigrazione. Lui ha oggi gli stessi poteri e gli stessi doveri che avevano i Presidenti delle Regioni quando parlavano con l’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni”.
Sempre dal Viminale ha detto la sua anche il viceministro Filippo Bubbico, che ha definito “illegittimo l’intervento di Maroni”. Duro anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, che giudica quella di Maroni una “posizione strumentale”, allo stesso modo del presidente Anci Piero Fassino, che parla di “minacce inaccettabili”. Del resto le parole del governatore lombardo non hanno avuto margini di equivoco: “ai sindaci che dovessero accogliere nuovi migranti ridurremo i trasferimenti regionali come disincentivo alla gestione delle risorse”, ha promesso.