Otto mesi di sofferenza, speranze e illusioni. La famiglia di Jules Bianchi, il pilota ricoverato a Nizza dopo il grave incidente del Gp del Giappone dello scorso 5 ottobre a Suzuka, non vuole gettare la spugna. Anche se la situazione rimane comunque preoccupante: “Prima di tutto Jules è vivo, questa è la cosa più importante per noi. Sta combattendo con le armi che ha”.
“I progressi neurologici però non sono quelli sperati – ha detto il padre Philippe Bianchi in un’intervista a Canal Plus – Vederlo combattere dà grande speranza ai suoi cari, ed è importante per noi. Ogni mattina, quando ci svegliamo il nostro pensiero va alla vita di Jules, ma pensiamo anche alla sua morte perché dobbiamo farlo”.
Una vita compressa, una famiglia stroncata dal dolore: “Finché c’è vita c’è speranza, anche se dopo un po’ anche noi aspettiamo un miracolo. Ogni giorno è sempre più difficile. È terribile. La situazione è stagnante. Il progresso neurologico di Jules non è quello che vorremmo che fosse. Penso che tutti abbiamo smesso di vivere quel giorno, il 5 di ottobre“.
“È qualcosa che non ci si può mai aspettare – prosegue il papà dell’ex pilota della Marussia – Essere in un letto d’ospedale non è quello che Jules vuole. Non è la sua vita, non è quello che vogliamo tutti. Ma noi dobbiamo mantenere la speranza. Jules è qui, nonostante l’incidente che ha avuto. Lui è ancora qui e sta combattendo. Tutte queste persone che pensano a lui danno forza a Jules. Lui può sentire ed è bellissimo. Siamo molto toccati da questo”.
E domenica ci sarà il GP di Montecarlo. Il team di Bianchi, che ora si chiama Manor, in occasione della gara monegasca indosserà dei braccialetti rossi, come un omaggio a Jules: “Era il sogno di Jules andare a punti in Formula 1, e lo ha fatto con la Marussia. Ero lì, e ho avuto la fortuna, quando Jules ha concluso il Gran Premio di Montecarlo, ad essere la prima persona che ha abbracciato, perché ero da solo quando ha concluso la gara. Questi sono momenti incredibili”.