Il ddl scuola “lascia irrisolte molte delle sue più evidenti criticità e non dà risposta alle richieste che stanno alla base di una mobilitazione condivisa e partecipata dall’intero mondo della scuola”. Lo affermano i sindacati della scuola che ribadiscono, in un comunicato unitario, le iniziative di mobilitazione già anticipate ieri sera, incluso lo sciopero della prima ora di servizio per tutti gli scrutini in ciascuna delle prime due giornate di svolgimento delle operazioni.
Si darà inoltre vita nella giornata di venerdì 5 giugno, con inizio alle 21, a una iniziativa dal titolo “La cultura in piazza” con fiaccolate che avranno luogo contemporaneamente in tutte le principali città italiane.
Per i segretari generali di Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, Cisl scuola, Francesco Scrima, Uil scuola, Massimo Di Menna, Snals, Marco Paolo Nigi e Gilda, Rino Di Megli “resta dunque ancora la necessità di apportare al testo di legge profondi cambiamenti e si motiva per questo la proclamazione di ulteriori iniziative di lotta”.
Un piano di assunzioni che non può limitarsi soltanto a quanti sono inseriti nelle Gae, escludendo decine di migliaia di docenti e Ata oggi in servizio con contratto a tempo determinato; no al potere dei dirigenti di conferire incarichi ai docenti attraverso la chiamata diretta dagli albi territoriali; no alla valutazione dei docenti con criteri arbitrari e la costituzione di commissioni prive delle necessarie competenze; regolazione per contratto di tutte le materie che hanno ricadute su aspetti normativi e retributivi a del rapporto di lavoro; impegni precisi per il rinnovo del contratto nazionale: sono le richieste dei sindacati.
“Questi obiettivi – rileva il comunicato – verranno riproposti in tutte le sedi di confronto nelle quali i sindacati saranno impegnati, a partire dall’incontro di lunedì 25 maggio con la ministra Giannini al Miur, e successivamente con le audizioni al Senato e l’ulteriore incontro col governo”.
“Si può sempre discutere e migliorare ma la cosa vera è che questo Paese si è rimesso in moto”, ha risposto il premier Matteo Renzi. “Le cose si fanno, le leggi vengono approvate e poi naturalmente ci sono le discussioni, le valutazioni diverse, ma sono molto fiducioso”, ha aggiunto.
Ma deve stare attento anche al fuoco amico, il premier. “Il passaggio ora al Senato del ddl scuola è decisivo per verificare se è reversibile lo spostamento del Pd dopo la svolta liberista sul lavoro e il segno plebiscitario sulla democrazia”, ha detto il parlamentare Dem Stefano Fassina. “Tale riforma – ha aggiunto – concentrando i poteri di chiamata dei docenti sul dirigente scolastico, incide sulla libertà di insegnamento e senza un piano pluriennale di assunzione degli insegnanti precari riproduce il dramma degli eosdati”.