La città di Ramadi è caduta nelle mani dei miliziani dell’esercito islamico dopo che le truppe governative hanno abbandonato le loro posizioni. Lo riferiscono fonti concordanti secondo cui militari e forze di polizia sarebbero stati costretti ad un ritiro precipitoso e disordinato, dopo giorni di combattimenti. Gli Stati Uniti tuttavia rifiutano di confermare la caduta, replicando che la situazione “è ancora estremamente fluida” e che è troppo presto per rilasciare dichiarazioni in proposito.
Capoluogo della provincia di Al Anbar, ad appena 112 chilometri da Baghdad, Ramadi è stata teatro di un violento conflitto nelle ultime settimane che ha causato la fuga di migliaia di civili. Tra ieri ed oggi l’esercito islamico si è fatto strada con una serie di autobombe, esplose in punti nevralgici della città. Il primo ministro Haider al-Abadi ha ordinato ai militari di mantenere le loro posizioni, dichiarando di aver predisposto il dispiegamento di milizie sciite in appoggio alle truppe regolari.
Se confermata, la perdita di Ramadi costituisce un duro colpo per il governo e la sua offensiva contro il Califfato. La provincia di Al Anbar copre un’ampia porzione di terrotirio iracheno, dalla capitale Baghdad fino alla frontiera con la Siria e comprende alcune vie di comunicazione strategiche verso la Siria e la Giordania. I comandi iracheni in marzo avevano promesso con l’inizio della primavera un’offensiva capace di “liberare l’Anbar da Isis” a cominciare dalla città di Mosul. Ma Mosul resta nelle mani del Califfato che, anziché arretrare, arriva a minacciare la periferia di Baghdad.
“Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala!”, la città santa sciita irachena. Lo afferma il leader dello Stato islamico (Isis) Abu Bakr al Baghdadi, in un audio messaggio diffuso in rete. Non è possibile verificare l’autenticità, ma la voce attribuita a Baghdadi fa riferimento alle “vittorie ad Anbar”, regione con capoluogo Ramadi.
Intanto, dalla vicina Siria, giungono notizie circa un ritiro dei miliziani dell’Is da Palmira, storica località a nord-est di Damasco, sede di un importante sito archeologico. Secondo le informazioni i militari siriani sarebbero riusciti a ricacciare gli assalitori fuori dal sito, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco per le sue antiche rovine di epoca romana.
Gli aggiornamenti sul campo arrivano dopo che le forze speciali statunitensi hanno ucciso un comandante dello Stato islamico durante un’operazione segreta nell’est della Siria. Secondo il segretario della difesa statunitense, Ashton Carter, il terrorista ucciso si chiama Abu Sayyaf e, oltre ad aver un importante ruolo militare, guidava le operazioni dello Stato islamico legate al petrolio e alla finanza.
L’operazione è stata autorizzata da Barack Obama ed è stata condotta dalle forze armate partite dalle basi in Iraq.