Approvato l’articolo 9 del ddl sulla “Buona Scuola” che attribuisce ai dirigenti scolastici il potere della “chiamata diretta” degli insegnanti dei propri istituti. L’Aula della Camera dopo un acceso dibattito, con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti, ha dato il via libera ad uno dei punti più contestati della riforma “Non ci sarà nessun preside-padrone ma un dirigente responsabile e valutato”, ha assicurato il ministro Giannini, ma tanti tra quelli che hanno protestato davanti a Montecitorio restano convinti che questa novità possa aprire la porta a nepotismo, scelte arbitrarie e persino corruzione. L’incarico sarà triennale ed è rinnovabile. La proposta di incarico per la copertura dei posti assegnati alla scuola è rivolta ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, dopo la candidature presentate dagli stessi docenti.Assieme all’articolo 9 è passato anche un emendamento “antiparentopoli” presentato dal M5S secondo il quale non ci può essere parentela tra preside e professore della scuola.
La riforma della scuola torna in Aula, alla Camera per proseguire le votazioni che dovrebbero concludersi il 20 maggio, mercoledì prossimo.
La segretaria della Cisl, Furlan, ha detto in un’intervista che non seguirà i Cobas nella lotta oltranzista con il blocco degli scrutini per due giorni, mentre il garante per gli scioperi ha ribadito al Corriere della sera l’intenzione di ricorrere alla precettazione: a mali estremi, rimedi estremi.
Intervenuto all’Arena di Massimo Giletti, il premier ha duramente commentato il blocco degli scrutini annunciato dai Cobas: “Non si gioca sulla pelle dei ragazzi. Noi siamo disponibili al confronto, deciderà il Parlamento, ma chi boicotta i test Invalsi” o chi “blocca gli scrutini” non fa un bell’esempio di educazione civica”. Renzi ha anche ribadito la volontà del governo di tenere aperta una linea di confronto coi sindacati: “Ci sono stati errori di comunicazione per colpa mia ma il governo è pronto a continuare a dialogare. Ci sono stati problemi di comunicazione e mi assumo la responsabilità”.
Pronti a discutere merito di tutto, con tutti, dalla scuola alla PA. Ma dopo aver discusso, si decide. L’Italia non può più perdere tempo
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 15 Maggio 2015
Renzi ha detto che non intende ricorrere alla fiducia, alla camera: “Mentre sull’Italicum abbiamo messo la fiducia, con una forzatura rispetto alle altre forze politiche, sulla scuola non la mettiamo. E ribadisco: mettiamo più soldi sulla scuola che in passato e apriamo alla meritocrazia”.
Mea culpa anche sullo strafalcione nel video-messaggio di mercoledì scorso, 13 maggio,con l’errore semantico “umanista” al posto di “umanistica”, che tanta ironia ha suscitato: “Sì, mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su “umanista” ho sbagliato”, perché bisognava scrivere cultura umanistica.