Non convince gli inquirenti l’ipotesi del suicidio per la morte dello studente precipitato, domenica scorsa all’alba, dal quinto piano della stanza dell’Hotel Da Vinci di Bruzzano dove due quinte del liceo scientifico di Padova “Ippolito Nievo” pernottavano per una gita d’istruzione. E si fa sempre più largo l’ipotesi della “tragica goliardata”.
Le indagini, al momento, portano a ritenere “impossibile” una caduta “accidentale”. È questa la conclusione trapelata negli ambienti giudiziari milanesi, anche in seguito ai primi esiti dell’autopsia e allo studio delle caratteristiche della finestra da cui il giovane è precipitato: l’altezza dal pavimento al davanzale è di circa 1 metro e 10 centimetri.
I magistrati, in particolare, stanno cercando chi stava trattenendo il giovane Domenico Maurantonio. Qualcuno ha tentato di bloccare la caduta del ragazzo, e lo dimostrano i lividi sulle sue braccia, che già dalle prime ore avevano insospettito gli inquirenti.
Qualcuno che poi è scappato senza dare l’allarme (il cadavere è stato ritrovato ore dopo). Si cerca anche chi ha sentito qualcosa o chi ha visto. Per ora il velo di omertà tiene, ma gli investigatori sperano che il muro di silenzio degli studenti possa essere spezzato sotto le pressioni dei genitori e degli insegnanti.
Per i vertici dell’Istituto e della polizia, che indaga sul caso, il 19enne non si è tolto la vita: era uno studente modello, aveva una fidanzata e non assumeva droghe. Gli occhiali (era miope) e le scarpe sono stati ritrovati in stanza. Ma il dato più inquietante è che sono state rinvenute tracce di feci nel corridoio e sul davanzale della caduta. Il ragazzo aveva sofferto in passato di seri problemi allo stomaco, come scrive “Il Corriere della Sera”. Si attendono comunque gli esami tossicologici per capire se Domenico Maurantonio sia stato costretto a bere o ad assumere droghe.