Tutti e 390 i Comuni della Sicilia sono oggi in lutto dopo il naufragio della notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, tragedia dei migranti con il bilancio più grave di sempre, più di 700 vittime, 950 secondo un sopravvissuto.
“Qui in Sicilia c’è un popolo afflitto per il dolore di questi fatti. Queste cose ci sconvolgono, ci addolorano però ci indignano anche. Ho già lanciato l’idea di un Consiglio d’Europa che si deve svolgere in Italia, anzi in Sicilia, perché dobbiamo finirla con le lacrime di coccodrillo commissari europei che vengono ad ogni ecatombe a piangere mentre abbiamo bisogno di misure concrete ed efficaci che possano servire a risolvere il problema”, ha affermato il presidente della Regione Rosario Crocetta in merito all’ultima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia parlando con i giornalisti a margine di un incontro a Catania. Per Crocetta inoltre “non bisogna dimenticare gli aiuti ai Comuni siciliani, soprattutto quelli piccoli, che si trovano a dover gestire il problema dei minori non accompagnati e non possono pagare loro i costi previsti dal ministero”. “Questo – ha concluso – è un problema nazionale ed europeo che non può gravare sui patti di stabilità e sulle spese dei comuni”.
“È evidente, soprattutto nel mondo arabo, che ci sono state scelte errate da parte degli Stati Uniti ma anche della stessa Europa, come quando si bombardò la Libia, compiendo un errore storico. Io posso dire che questo errore da parlamentare europeo non l’ho fatto perché insieme ad una collega ci ribellammo. Solo oggi tutti ci danno ragione”, ha aggiunto Crocetta. Non si può pensare – ha concluso il governatore siciliano – che oggi ogni Paese pensi di farsi giustizia da solo. Quella è guerra. Bisogna invece raggiungere un ordine mondiale attraverso i rapporti all’interno dell’organismo delle Nazioni Unite”.
“L’Europa smetta di comportarsi come Ponzio Pilato e di lavarsi le mani di fronte a queste stragi di innocenti”, ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando dopo la strage, avvenuta a 70 miglia dalla costa libica, a 160 da Malta e a 180 da Lampedusa.
Sulla base delle prime ricostruzioni, un barcone di circa 30 metri era salpato dalla Libia, a una cinquantina di chilometri da Tripoli. La tragedia è avvenuta mentre un mercantile portoghese, il King Jacob, stava avvicinandosi al natante alla deriva. Centinaia di naufraghi si sarebbero spostati per essere tratti in salvo e il barcone si è rovesciato.
I corpi recuperati finora sono 24, le vittime centinaia, molte di più delle 366 che persero la vita di fronte a Lampedusa nell’ottobre 2013. L’unico sopravvissuto che ha raccontato del naufragio è un ventenne del Bangladesh, ricoverato in un ospedale di Catania. “Molti – ha detto – sono rimasti prigionieri nelle stive del barcone perché i trafficanti avevano chiuso i portelloni per impedirgli di uscire”.
Sgomento di fronte all’ennesima tragedia del Mediterraneo è stato espresso da tante associazioni, laiche e religiose. “L’Europa si assuma finalmente la responsabilità di dare risposte politiche e operative al dramma dei migranti”, ha chiesto il Consiglio italiano per i rifugiati: “Deve essere immediatamente istituita un’operazione Mare Nostrum europea per permettere una efficace opera di ricerca e salvataggio”.
Cariche di commozione le parole pronunciate da Papa Francesco, ieri, in Piazza San Pietro: “Rivolgo un appello accorato perché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simile tragedia abbiano a ripetersi. Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre; cercano una vita migliore… Cercavano la felicità…”.