L’ambasciatore del Vaticano in Turchia è stato convocato dal ministero degli Esteri di Ankara dopo le dichiarazioni di oggi di Papa Francesco sul genocidio armeno: lo ha detto all’Ansa lo stesso nunzio apostolico Antonio Lucibello. La Turchia continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente per cercare di impedire che venga riconosciuto all’estero da un numero crescente di stati.
Sembra che addirittura la Turchia abbia intenzione di richiamare in patria l’ambasciatore turco presso la Santa sede. L’ipotesi di richiamare Kenan Gursoy, arriva dopo che il ministero degli Esteri turco ha convocato il nunzio apostolico ad Ankara. Con lui, il vice ministro degli Esteri Levent Murat Burhan ha lamentato le dichiarazioni “di parte e tutt’altro che accurate” di papa Francesco, spiegando che la Turchia non capisce perché il Pontefice faccia una “gerarchia” tra le sofferenze dei musulmani e quelle dei cristiani. E ancora, al nunzio è stato fatto presente come le parole di Francesco “creino una perdita di fiducia nei rapporti bilaterali” cui “la Turchia certamente risponderà”.
“Finalmente dopo 100 anni è stato fatto un passo molto importante nella direzione del riconoscimento del genocidio del nostro popolo. Le parole di Papa Francesco sono una degna sepoltura per i nostri martiri”. È il commento del presidente dell’Unione Armeni d’Italia, Baykar Sivazliyan. “La Turchia – prosegue il comunicato – si ostina a negare una verità che oggi fa più male alle giovani generazioni di turchi che non agli armeni. Noi abbiamo avuto cento anni per provare a metabolizzare un dolore vissuto anche in maniera molto intima dalle nostre famiglie, mentre i governi turchi hanno privato le giovani generazioni della possibilità di far pace con la loro storia”.