“La spending review all’italiana colpisce soprattutto il Sud, ha un effetto depressivo sull’economia dell’area ed aumenta i divari regionali”. Secondo elaborazioni Svimez-Irpet nel 2015 il taglio della spesa pubblica in percentuale del Pil sarà del 6,2% al Sud, più del doppio del Centro-Nord (-2,9%).
Giù anche la spesa in conto capitale: -2,1% contro -0,8% del Centro-Nord, con un effetto depressivo sull’economia del Mezzogiorno e un ampliamento dei divari regionali.
“Sono gli effetti di una ‘spending review’ all’italiana, poco definita e poco realizzata, che non ha interessato effettivi sprechi bensì un crollo generalizzato di investimenti pubblici e di incentivi alle imprese, mentre servirebbe trasformare gli sprechi in spesa produttiva per i servizi pubblici fortemente carenti specie nelle aree svantaggiate del Paese”, sottolinea lo studio Svimez “Spending review e divari regionali in Italia” di Adriano Giannola, Riccardo Padovani e Carmelo Petraglia che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista ”Economia Pubblica – The Italian Journal of Public Economics”.
“In discesa anche la quota della spesa pubblica in conto capitale destinata al Mezzogiorno sul totale nazionale: nel settore pubblico allargato (che comprende Pa ma anche società quali Enel, Eni, Poste italiane, Ferrovie dello Stato, la quota è passata dal 36,5% del 2001 al 30,2% del 2012”, continua il rapporto Svimez.
“Sono proprio le politiche di spesa delle imprese pubbliche nazionali e locali a penalizzare il Sud: nel 2012, le spese d’investimento delle imprese pubbliche nazionali nel Mezzogiorno erano pari a 215 euro pro capite, contro i 318 del Centro-Nord. Nel caso delle imprese pubbliche locali, lo scarto era ancora più ampio (62 contro 188 euro). L’austerità pesa di più al Sud: nel 2015 9,5% del Pil al Sud contro 6% del Centro-Nord”.
Secondo stime Svimez, inoltre, le manovre effettuate dal 2010 ad oggi dai vari Governi (il cui valore cumulato arriva a oltre 109 miliardi di euro nel 2014) in rapporto al Pil sono pesate più nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord. In particolare, il peso cumulato delle manovre sul Pil per il 2013 sarebbe del 6% a livello nazionale, ma assai differente a livello territoriale: 5,5% nelle regioni centro settentrionali e 7,8% in quelle meridionali. Stesse dinamiche negli anni successivi: per il 2014 l’impatto sul Pil è stimato al 6,5% quale risultato del 5,9% al Centro-Nord e dell’8,7% al Sud. L’impatto delle manovre sul Pil cresce ancora nel 2015, arrivando al 6,8% a livello nazionale. Ma se al Centro-Nord il peso sul Pil si ferma al 6%, al Sud sale fino al 9,5%.