Dieci miliardi di nuovi tagli della spesa pubblica per evitare l’aumento di Iva e accise. È il tentativo del premier Matteo Renzi che oggi porterà sul tavolo del Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza (Def), la cui approvazione è cruciale in questo momento in cui i dati suggeriscono la possibilità di una piccola ripresa.
Il ‘piatto forte’ sarà appunto il piano per evitare l’aumento di Iva e accise che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia. Un ‘salasso’, che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell’economia, con un impatto depressivo calcolato dal Mef in una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali. Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l’Iva non aumenterà e, anzi, “se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere”.
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Il premier, secondo i bene informati, starebbe accarezzando l’idea di destinare fondi freschi in particolare in favore delle fasce più povere, quegli ‘incapienti’ che sono rimasti esclusi dal bonus degli 80 euro. E il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrerà sulla riduzione dei costi della macchina pubblica. Il Codacons suggerisce di partire dai 500 enti inutili che da soli costano come una manovra, 10 miliardi l’anno.
I tagli dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall’accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega P.a. che vanno implementate.
Tra oggi e domani, inoltre, dovrebbe arrivare il nome del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dopo che Graziano Delrio ha assunto la carica di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al posto di Maurizio Lupi, coinvolto nell’inchiesta Grandi opere. La corsa si annuncia a tre, tra Claudio De Vincenti, Ettore Rosato e Valeria Fedeli mentre tempi più lunghi si annunciano per la scelta del ministro Ncd, la cui decisione finale Renzi rivendica perché “in base alla Costituzione è il premier che decide”.