L’assessore alle Attività produttive del comune di Palermo Giovanna Marano ha convocato un incontro per venerdì, a Villa Niscemi, con i sindacati sulla vertenza del gruppo Almaviva, che in città conta circa 4 mila dipendenti e circa 1,500 sarebbero rischio esubero.
Nei giorni scorsi le segreterie territoriali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Ugl in una lettera indirizzata al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e alla stessa Marano avevano chiesto la convocazione di un incontro.
E sono ancora in corso a Roma in queste ore le trattative sulla vertenza tra azienda e sindacati per definire un’intesa che permetta di accaparrarsi la commessa Wind. La compagnia telefonica infatti ha chiesto un taglio dei costi di circa il 14%. Azienda e sindacati non sono ancora riusciti a trovare la quadra: Almaviva chiede maggiore flessibilità e l’aumento dei contratti di solidarietà, i sindacati certezze sul futuro occupazionale dei 10 mila operatori del gruppo.
La metà degli dipendenti di Almaviva lavora in Sicilia, dove l’azienda da tempo ha anche trasferito la sede legale e dispone di tre sedi: due a Palermo e una a Catania e occupa circa 5 mila persone; solo a Palermo sono circa 4 mila; secondo i sindacati a rischio esubero sarebbero circa 1.500 persone. Sul piano locale l’altro nodo da sciogliere riguarda l’ipotesi di accorpamento delle due sedi palermitane: l’azienda ha ipotizzato di unificarle, ma i sindacati chiedono garanzie e un intervento della Regione e del comune di Palermo per trovare soluzioni capaci di mantenere inalterati i livelli occupazionali.
“Ogni anno Almaviva – dice il segretario provinciale della Slc-Cgil Maurizio Rosso – versa nelle casse della Regione siciliana imposte per circa 3 milioni di euro. Chiediamo al governo Crocetta e al comune di Palermo di farsi carico di questa vertenza. Si gioca una partita cruciale per il futuro della Sicilia, dove i call center sono una realtà economica consolidata e occupano migliaia di lavoratori, sui quali bisogna continuare a puntare. Le istituzioni facciano la propria parte anche investendo capitali pubblici pur di mantenere l’industria dei servizi i Sicilia”.