Gli italiani poco attenti alla propria salute, nonostante le aspettative di vita si siano allungate negli ultimi 10 anni: è quanto emerge dal dodicesimo rapporto Osservasalute realizzato dall’Osservatorio nazionale della Salute nelle regioni, presentato all’università Cattolica di Roma.
“Tra le donne i nuovi casi di tumore al polmone tra il 2003 e il 2013 sono aumentati del 17,7%, così come quello alla mammella che registra un incremento del 10,5% – si legge nel documento, coordinato da Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma -. Tra gli uomini l’incidenza del tumore al colon retto, nello stesso periodo, è aumentata del 6,5%. A fare le spese di questo peggioramento del quadro epidemiologico sono soprattutto le regioni del Sud”.
La causa principale della scarsa attenzione alla salute è la “precarietà economica che, divenuta ormai una condizione strutturale del Paese, incide sia sull’offerta dei servizi, sempre più sotto l’attacco della spending review, sia sul benessere psicofisico dell’individuo”.
Preoccupanti anche i dati relativi alla sedentarietà, che negli ultimi dieci anni è aumentata in maniera significativa per entrambi i sessi, passando dal 34,6% al 36,2% negli uomini e da 43,4% a 45,8% nelle donne, percentuali che si riflettono anche sul numero di italiani in sovrappeso e obesi: il 45,8% dei soggetti di età maggiore di 18 anni è in eccesso ponderale, mentre era il 45,4% nel 2009, il 45,9 nel 2010, il 45,8 nel 2011.
“È sempre più urgente incentivare l’offerta di servizi di prevenzione e di politiche socio-sanitarie ad hoc che riducano la probabilità dei cittadini di ammalarsi e fronteggino i bisogni sanitari di una popolazione sempre più anziana, con l’insorgenza sempre maggiore di più malattie croniche (comorbilità) nello stesso individuo”, si legge ancora.
“Nell’ultimo decennio è migliorato lo stato di salute degli italiani che risulta complessivamente buono, con un aumento, nei 10 anni trascorsi, della speranza di vita per entrambi i generi (passata dal 2002 al 2012 per gli uomini da 77,2 a 79,6 anni e per le donne da 83,0 a 84,4 anni) ed una diminuzione del tasso di mortalità infantile, pur con differenze non da poco tra Nord e Sud”.