Si vota in Nigeria, con l’incubo delle violenze e degli scontri tra le opposte fazioni e delle incursioni dei terroristi di Boko Haram. Il paese più popoloso del continente nonché il maggiore produttore di petrolio e la maggiore economia, è chiamato a scegliere il nuovo presidente.
Gli aspiranti presidenti sono 14. Oltre ai due favoriti, il capo di Stato uscente Goodluck Jonathan e il generale in pensione Muhammadu Buhari, spicca la professoressa Oluremi Sonaiya, prima donna candidata alla massima carica della Federazione. Per essere eletti presidente servirà la maggioranza assoluta dei voti e almeno il 25% dei consensi nei due terzi dei 37 Stati della Federazione. In caso la soglia non venisse raggiunta da nessun candidato si terrebbe un ballottaggio tra i primi classificati il 4 aprile.
In parlamento la sfida è invece tra il People’s Democratic Party (Pdp), al governo dal 1999, e l’All Progressive Congress (Apc), che sostiene Buhari.
Ingente il dispiegamento di forze dell’ordine, che dovranno per altro monitorare il rispetto di un divieto alla circolazione di veicoli a motore. La paura, anche domani, è che possano esserci attentati di Boko Haram. Almeno due persone sono state uccise in un sospetto attacco di Boko Haram ai seggi elettorali nel nord-est della Nigeria, secondo l’AFP.
Gli attacchi sono avvenuti nei villaggi di Birin Bolawa e Birin Fulani nel distretto Nafada di Stato Gombe, che è stata più volte presa di mira dagli islamisti.
I seggi sono aperti dalle 8, anche se in alcune città non sono mancati problemi logistici e organizzativi. Goodluck Jonathan, cristiano, 57 anni, leader del People’s Democratic Party (Pdp), è in cerca del secondo mandato; Muhammadu Buhari, 72enne generale a riposo, ha già guidato la Nigeria, per due anni dopo il golpe militare del 1983, candidato dell’All Progressives Congress (Apc).
Alla vigilia del voto, il presidente Jonathan ha parlato ai suoi concittadini dicendo che nessuna ambizione politica può giustificare violenze e spargimenti di sangue. Le misure di sicurezza dispiegate per queste elezioni (già rinviate dal 14 febbraio per questo motivo) sono imponenti. I due contendenti si sono sfidati anche quattro anni fa. Allora, 800 persone sono morte negli scontri seguiti alla tornata elettorale. Uno spettro che aleggia ancora. Anche per questo, in attesa dell’apertura dei seggi, la popolazione ha fatto scorte: soldi e cibo, perché non si sa mai.
L’esercito nigeriano ha riferito di aver ripreso la città di Gwoza, nel nord est del paese, distruggendo le postazioni dei miliziani di Boko Haram. Nelle ultime settimane l’esercito nigeriano è riuscito a riguadagnare terreno, anche grazie alla controffensiva coordinata con i paesi confinanti, soprattutto Camerun e Ciad.
Le potenze occidentali hanno espresso la loro preoccupazione per una possibile escalation delle violenze. Il presidente Usa Barack Obama si è rivolto direttamente al popolo nigeriano con un videomessaggio in cui invitava a non cedere alla violenza. “Affinché le elezioni siano credibili, devono essere libere, giuste e pacifiche” ha detto.