Oggi è il giorno della verità per Raffaele Sollecito e Amanda Knox. I supremi giudici della Cassazione decideranno oggi se i due sono responsabili della morte di Meredith Kercher insieme a Rudy Guede, già condannato a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato.
Mentre Sollecito aspetta la sentenza in Italia, Amanda Knox è invece negli Usa, probabilmente a Seattle. La giovane inglese venne uccisa a Perugia la sera del primo novembre del 2007.
I giudici sono chiamati a pronunciarsi sulla richiesta delle difese dei due ex fidanzati, che si proclamano estranei al delitto, di annullare le condanne inflitte dalla Corte d’assise d’appello di Firenze. Chiederà invece che vengano respinti i ricorsi la famiglia Kercher, costituita parte civile con gli avvocati Francesco Maresca, Serena Perna e Vieri Fabiani.
Se i ricorsi dovessero essere respinti le pene diventeranno definitive: 25 anni di reclusione per Sollecito e a 28 anni e sei mesi per la Knox (tre, definitivi, per la calunnia a Patrick Lumumba, da lei coinvolto nella vicenda ma poi risultato del tutto estraneo).
Il dispositivo verrebbe subito trasmesso dalla Corte alla procura generale fiorentina che dovrà attivare (in poche ore è l’ipotesi più probabile) le procedure per l’arresto di Sollecito e quelle più complesse per l’estradizione della Knox. Fare previsioni sui tempi della sentenza è praticamente impossibile ma la decisione dovrebbe arrivare in serata.
Arrestati dalla polizia il 6 novembre del 2007, Sollecito e la Knox vennero condannati in primo grado e assolti in appello nell’ottobre del 2011. Quella sentenza fu poi però annullata dalla Cassazione (il 26 marzo del 2013) che per questioni procedurali rimise gli atti ai giudici fiorentini. Quindi la nuova condanna con la quale è stato anche disposto il divieto di espatrio per Sollecito. Giovedì il giovane compirà 31 anni.
LA RICOSTRUZIONE DEI GIUDICI TOSCANI – La Kercher venne uccisa in seguito a una “progressiva aggressività” innescata da una lite nella casa di via della Pergola che divideva anche con la Knox. Per la Corte fu proprio quest’ultima a colpire alla gola la studentessa inglese con un coltello da cucina, poi sequestrato nella casa di Sollecito che a sua volta – sempre in base alla motivazione del collegio di Firenze – ne impugnava uno più piccolo e mai individuato. Aggressione alla quale prese parte anche Guede.