È stato definito come uno dei posti più felici del mondo ma adesso l’arcipelago di Vanatu è in piena emergenza umanitaria. Il ciclone tropicale Pam, stimato come “categoria 5” nel sistema di classificazione delle tempeste tropicali, ha lasciato senza casa 132 mila persone, di cui 54 mila bambini. A Vanuatu, vivono 260.000 persone su un arcipelago fatto di 83 isole, esposte al rischio di terremoti, tsunami e cicloni.
Impressionante la forza della natura che ha colpito le isole a circa 1750 chilometri ad est dell’Australia: venti fino a 300 km orari, mare in tempesta, forti piogge che avrebbero provocato 44 morti a Penama, nella provincia nordorientale. Quattro vittime nella capitale Port Vila, una quinta persona a Papua in Nuova Guinea per un albero caduto su una casa.
Secondo l’Unicef la tempesta è stata “uno dei peggiori disastri della storia del Pacifico” e ha lanciato un primo appello per raccogliere 2 miliardi di dollari “per soddisfare i bisogni umanitari immediati dei bambini e delle famiglie colpite, in particolare nei settori salute, educazione, nutrizione e protezione”.
La Commissione Ue ha già sbloccato un milione di euro per gli aiuti iniziali: i fondi sono destinati alle vittime per fornire rifugio, acqua potabile e medicine. Anche il presidente di Vanuatu, Baldwin Lonsdale, ha chiesto “aiuti urgenti” mentre partecipava a Sendai, in Giappone, alla “Terza conferenza mondiale dell’Onu sulla riduzione del rischio di disastri naturali”. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha riferito di aver incontrato Lonsdale per esprimere cordoglio e solidarietà, e per concordare l’invio delle squadre di pronto intervento verso le isole del Pacifico.