“Coraggio e umiltà sono le virtù richieste, in eguale misura, nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali“. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento durante l’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio, svoltosi al Quirinale.
“Coraggio – ha spiegato – perché l’impegno che vi aspetta è vasto e arduo. Al penetrante potere connesso alle funzioni esercitate, deve sapersi accompagnare, a bilanciamento, l’umiltà. Cioè, la costante attenzione alle conseguenze del proprio agire professionale. Attenzione che impone, correlativamente, apertura al dubbio sui propri convincimenti, disponibilità a confrontarsi con le critiche legittime ai modi in cui si amministra la giustizia. Professionalità, dedizione, credibilità, autorevolezza, senso di responsabilità, sono le doti che i cittadini si aspettano nei magistrati”.
La lotta alla corruzione, per il presidente della Repubblica, assume un’importanza centrale, quale “contributo alla continua costruzione dell’edificio della democrazia. Non sarà mai abbastanza sottolineata la alterazione grave che deriva alla vita pubblica, al sistema delle imprese, al soddisfacimento dei bisogni della comunità, dal dirottamento fraudolento di risorse verso il mondo parallelo della corruzione”.
Altri capisaldi per un ordinamento autenticamente democratico, sono per Mattarella “autonomia ed indipendenza della magistratura. Tale garanzia, da tutelare pienamente, esige che ogni magistrato, nell’esercizio delle sue funzioni – siano esse giudicanti o requirenti – osservi, scrupolosamente, i doveri di imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo, equilibrio, rispetto della dignità della persona. Consentitemi di sottolineare in particolare quest’ultimo, elemento essenziale della cittadinanza. Di questi valori costituzionali decisivi per la democrazia, sarò sempre attento “custode” nella duplice veste di Presidente della Repubblica e di Presidente del Csm“.
Mattarella ha affrontato anche il tema delle recenti modifiche alla legge Vassalli sul principio della responsabilità indiretta del magistrato che ha “collegato la più stringente disciplina della rivalsa statuale alla riferibilità a condotte soggettivamente qualificate in termini di dolo o negligenza inescusabile. Ovviamente – come ha precisato lo stesso Ministro della giustizia – andranno attentamente valutati gli effetti concreti dell’applicazione della nuova legge”.