L’Italia è un “potenziale obiettivo” di attacchi terroristici anche per “la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità evocata, di fatto, dai reiterati richiami alla conquista di Roma presenti nella propaganda jihadista”.
E’ scritto nella Relazione dei servizi di sicurezza al Parlamento ribadendo che allo stato non sono emerse “attività o pianificazioni” di attacchi nel nostro paese.
È, invece, da ritenersi crescente il rischio di attacchi in territorio europeo ad opera di varie “categorie” di attori esterni o interni ai Paesi-bersaglio: emissari addestrati e inviati dall’IS o da altri gruppi, compresi quelli che fanno tuttora riferimento ad al Qaida; cellule dormienti; foreign fighters di rientro o “pendolari” dal fronte (commuters); familiari/amici di combattenti (donne incluse) attratti dall’“eroismo” dei propri cari, specie se martiri; “lupi solitari” e microgruppi che decidano di attivarsi autonomamente (self starters).
Per i Servizi, “appare sempre più concreto” il rischio che sul web “agiscano veri e propri centri di reclutamento per aspiranti jihadisti”. Nel monitorare la rete, sottolineano gli 007, “si è registrata la tendenza“, soprattutto da parte dei più giovani, “a privilegiare i social network“.
Nel 2014 c’è stato un “significativo incremento” del flusso degli aspiranti combattenti verso i teatri di guerra. Potrebbero essere tremila quelli partiti dalla sola Europa, di cui oltre 500 provenienti dai Balcani. Per quanto riguarda l’Italia, dicono i servizi, “la specifica minaccia deve essere valutata non solo per gli sporadici casi nazionali ma anche e soprattutto tenendo presente l’eventualità di un ripiegamento sul nostro territorio di estremisti partiti per la Siria da altri Paesi europei, anche in ragione delle relazioni sviluppate sul campo tra militanti di varia nazionalità”.
Permane all’attenzione dell’intelligence il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi via mare, “ipotesi plausibile in punto di analisi ma che sulla base delle evidenze informative disponibili non ha sinora trovato concreto riscontro. Si pongono tuttavia quale potenziale vettore di minaccia le rilevate collaborazioni e intese contingenti in estese zone del Nord Africa e della regione sahelo-sahariana tra organizzazioni di trafficanti e gruppi armati di matrice islamista, favorite talora dai legami tribali o familiari esistenti tra componenti delle diverse formazioni”.
Sempre all’attenzione è poi l’eventualità che circuiti radicali di ispirazione jihadista possano ricercare, a fini di proselitismo, spazi d’influenza nei Centri di immigrazione presenti sul territorio nazionale, esposti a ricorrenti situazioni di congestione e permeabili all’azione di sodalizi criminali interessati a favorire la fuga dei migranti.