Petro Poroshenko, il presidente ucraino, ha chiesto il dispiegamento dei pacekeeper dell’Onu nella parte orientale del paese in modo da assicurare la tregua prevista dagli accordi di Minsk: l’appello, approvato dal consiglio di sicurezza, è stato bocciato dal negoziatore dei ribelli Denis Pushilin, secondo cui la richiesta viola gli stessi accordi di Minsk.
“La questione è stata discussa ed è stata presa una decisione di appellarsi all’Onu e alla Ue per preparare in Ucraina una operazione di peacekeeping e sicurezza” ha spiegato Oleksandr Turcinov, segretario del consiglio di sicurezza ucraino, spiegando inoltre che i caschi blu dovrebbero essere dispiegati sia lungo la linea di fronte sia al confine russo-ucraino.
Parallelamente, i ribelli filorussi hanno espugnato ieri lo strategico nodo ferroviario di Debaltsevo, dove è stata issata la bandiera della Novorossia (la croce blu di sant’Andrea sullo sfondo rosso), il nome usato da Mosca per chiamare i territori separatisti, rispolverando il nome zarista dell’attuale Ucraina sud-orientale.
Gesto, però, condannato da tutta la comunità internazionale in quanto risulta essere una grave violazione degli accordi di Minsk, che prevedevano la tregua da domenica: negli scontri per la conquista di Debaltsevo sono stati uccisi 3088 soldati ucraini, secondo quanto riferito dal vice comandante delle milizie dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Eduard Basurin. Ieri Kiev aveva ammesso solo la perdita di 22 soldati, di cui sei durante “il ritiro programmato e organizzato” delle unità da Debaltsevo, completato al 90%.