La Guardia di finanza ha eseguito 33 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro per stroncare il vasto traffico di droga gestito dalla cosca Abbruzzese, detta “degli zingari”.
Un vero e proprio blitz per smantellare il fortilizio della cosca degli zingari a Cassano allo Jonio, da anni “regno” incontrastato del gruppo criminale.
Il quartiere del “Timpone rosso”, sede del “quartier generale” della cosca è stato presidiato da centinaia di finanzieri per porre fine ad un controllo del territorio da parte della cosca che si protraeva da anni. Il gruppo criminale aveva la sede in 14 edifici ubicati nelle zone più impenetrabili della frazione Lauropoli di Cassano allo Jonio. Controlli sono in corso anche in un uliveto contiguo al fortilizio della cosca dove potrebbero esserci elementi utili alle indagini e per scoprire tutte le attività del gruppo criminale.
La cosca degli zingari, secondo quanto è emerso dalle indagini, smerciava in tutta Italia consistenti partite di eroina provenienti dall’Albania e di cocaina acquistata in Sud America e in Olanda.
Gli affiliati alla cosca “degli zingari” sottoposti a fermo stamani dalla guardia di finanza per un vasto traffico di droga in varie regioni italiane, avrebbero gestito un giro di stupefacente valutato 45 milioni di euro nel periodo in cui sono stati sotto indagine. A dirlo è il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che ha coordinato l’inchiesta della Dda. Nel corso delle indagini, andate avanti per anni, i finanzieri hanno sequestrato ingenti quantitativi di droga in varie regioni italiane.
La finanza ha anche sequestrato due pescherecci che, secondo l’accusa, venivano usati dalla cosca “degli zingari” per importare tonnellate di marijuana e anche eroina dall’Albania. I due pescherecci fanno base nel porto di Corigliano Calabro ed uno di questi sarebbe anche al centro di accertamenti perché c’è il sospetto che sia stato usato anche per il traffico di essere umani.
La cosca “degli zingari”, attiva nell’area della Sibaritide e sulla fascia ionica cosentina, ha spiegato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che ha coordinato le indagini, trattava grossi quantitativi di droga con l’Albania, soprattutto marijuana e, in parte, eroina. La cocaina, invece, proveniva dal reggino. In un caso, il clan ha trattato direttamente con i narcos sudamericani, l’acquisto di una grossa partita di cocaina pagando 100 mila euro come anticipo, ma l’affare poi è saltato per problemi sorti in sud America.