L’assessore regionale siciliano per la Sanità, Lucia Borsellino, ha annunciato le sue dimissioni. “Le consegnerò nei prossimi giorni”, ha detto all’AdnKronos.
La decisione in seguito alle parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin sulla vicenda della neonata morta a Catania. Il ministro aveva detto di stare pensando all’ipotesi del commissariamento della sanità in Sicilia.
Immediata la reazione del governatore siciliano Rosario Crocetta che avrebbe chiesto all’assessore Borsellino di “ripensarci”, in quanto le parole del ministro sarebbero state “improvvide e ingenerose”. “Le sue dimissioni sarebbero un grave danno per la Sicilia e per la Sanità della regione”, ha concluso.
Lucia Borsellino è, in realtà, la vittima di uno scontro tra il ministro e il presidente della Regione Rosario Crocetta, bacchettato questa mattina proprio dall’esponente del governo nazionale.
“Anche per le cliniche private deve essere obbligatorio, come già funziona per il pubblico, avere la rianimazione neonatale”, aveva detto il governatore questa mattina, invitando il ministro della Salute Lorenzin “a modificare l’attuale normativa che consente ai privati di svolgere attività senza obbligo di avere la rianimazione interna”.
Ma il ministro aveva ribattuto: “Crocetta stia sicuro che, come sempre, chi ha responsabilità oggettive dovrà renderne conto” e ”vorrei ricordare al presidente della Sicilia che gli accreditamenti di cui lui parla competono esclusivamente all’amministrazione che lui presiede”.
E poi: “Attendo il documento finale degli ispettori per assumere le decisioni e iniziative che competono al ministero e valutare se i livelli essenziali di assistenza siano correttamente erogati dalla Regione o se ricorrano elementi per un nuovo commissariamento“.
I MOTIVI DELLO SCONTRO – Il presidente della Regione Rosario Crocetta aveva attaccato il ministero della Salute, affermando che le norme nazionali non erano adeguate a garantire la sicurezza delle pazienti partorienti. “La norma nazionale – aveva spiegato – prevede che i centri di secondo livello hanno l’obbligo di avere la rianimazione collegata mentre quelli di primo livello possono farne a meno, solo che per la maggior parte si tratta di cliniche private. Ritengo invece necessario che qualsiasi centro neonatale debba avere la rianimazione e chi non si adegua non deve essere autorizzato a espletare l’attività”.
“Questo non dipende dalla Regione ma dalle linee del ministero che sono in contrasto con la nostra posizione – aveva concluso il governatore – Il ministro Lorenzin riveda subito questa impostazione”.
Il ministro della Salute, quindi, dopo aver ribattuto che, sulla base delle norme, è la Regione che autorizza gli accreditamenti delle cliniche private, ha inviato una nota per spiegare cosa prevedono le linee guida stabilite dal governo nazionale: “L’Accordo che identifica i requisiti e gli standard che i Punti nascita devono possedere per garantire qualità e sicurezza del percorso nascita, definisce che tutte le strutture, sia pubbliche che private accreditate che effettuano più di 1000 parti/anno – rileva Lorenzin – devono prevedere una Unità di Terapia Intensiva Neonatale, con posti letto pari a: intensiva 1/750 nati e sub intensiva 2 posti letto per ogni letto di terapia intensiva, mentre le strutture di I livello, cioè quelle che effettuano meno di 1000 parti l’anno, sia pubbliche che private accreditate, devono possedere una Unità di pediatria/neonatologia, con la presenza di tutti i requisiti contemplati nell’Accordo e deve essere prevista una rete, sia per il trasposto assistito materno (STAM) che neonatale d’urgenza (STEN), garantendo in tal modo l’integrazione funzionale tra i Punti nascita di I e II livello”.