Ci sarebbe subito una bella insufficienza – diciamo 5 – per quel polpettone troppo lungo, quasi mezz’ora, che la Rai ci ha propinato come aperitivo. Tutt’altro che leggero. La prima e l’ultima immagine, con le telecamere fuori dal teatro sanno tanto di copiato da Fiorello (voto 10, resta il numero uno), stucchevole il tentativo di presentare il “dietro le quinte” con quell’aria “casual” che sapeva di plastica. E la presentazione dei protagonisti del Festival, tra serio e faceto, è sembrato l’avvio di una Vespa (voto 8) con la candela sporca che ha bisogno di una spinta. Ma siccome è un prefestival (buono per scaricare i primi spot pagati a sangue di Papa) mi astengo dal voto e mi limito a un non giudicabile.
Ore 21.15. Carlo Conti (voto 7) che resta il più affidabile presentatore della Rai omaggia i suoi predecessori e spiega il regolamento. Classico (pippobaudesco) ma sintetico, non troppo retorico.
Pronti via e c’è il primo voto alto. Chiara (Chiara Galiazzo) – volto che ha fatto la storia di X Factor e degli spot Tim – canta con la sua bella voce una canzone orecchiabile ma non sdolcinata (“Andiamo dritti fino al paradiso/ e un po’ più su dove tutto intorno esplode l’universo/e io che vedo solo il tuo sorriso/ che fa sembrare tutto straordinario come te). Voto 8,5.
La prima valletta, Emma (vincitrice a Sanremo) appare a disagio: voto 5,5 anche per colpa di un vestito anni 800. E il suo “siparietto” con i retroscena della sua vittoria non aggiunge nulla. Voto 4 anche a Gianluca Grignani: canzone così così, cantata male con quell’aria di sofferenza che non giova mai. “Sogni infranti” è il titolo della sua canzone ma forse anche il commento dei suoi fan. Non può vincere.
Niente da dire su Arisa (voto 7), un fenomeno: non è bella, non è aggraziata ma riesce simpatica anche con quel suo vestito rosso con tanto di fiocco davanti che non ti aspetteresti. Ma anche lei, come Carlo Conti, è essenziale. Come deve essere.
Alle 21.37 la prima domanda esistenziale: ma Alex Britti a chi ha rubato la canzone “Un attimo importante”? E’ brutta, non rispecchia il suo genere, non gli permette di fare apprezzare le sue indiscutibili qualità. Non resterà traccia. Intanto voto 3,5.
Il primo intermezzo è per salutare la famiglia Anania, la famiglia più numerosa d’Italia: padre, madre e un esercito di figli, addirittura 16, quasi uno all’anno da 20 anni. “Siamo una famiglia straordinariamente normale” ha detto la mamma. Beh, punti di vista. Ma sono due minuti sobri e perfettamente in linea con il target di Sanremo. Voto 7.
Voto 7 a Malika Ayane: bella voce (valorizzata nel ritornello) e canzone “media”: nel complesso interessante.
La terza donna di Carlo Conti, Rocio Munoz Morales (voto 6,5), è troppo penalizzata da un vestito rosso (voto 3) che grida vendetta: ma poi, perché una spagnola a Sanremo? Possiamo parlare di un “rosso relativo” tanto per introdurre Tiziano Ferro, primo ospite della serata: per lui una bella figura, regala ai fan un mix di canzoni di successo con la personalità di chi è già affermato e con le physique du role di un attore di Hollywood. Applausi ma non è in gara e dunque senza voto.
Per l’esibizione dei Dear Jack il voto più basso (3) va al barbiere del cantante. Per il resto apprezzabile l’esibizione, la canzone non è ruffiana e loro sono bravi: voto 7. Delude Alessandro Siani: voto 5. E’ un bravo attore ma nei panni del comico non convince. Tira fuori freddure scontate e satira politica di secondo livello. Per non parlare dello scivolone sul bambino obeso. Rivedibile. Il voto si alza a un bell’8 pieno per il suggestivo ricordo di Pino Daniele che riscalda l’Ariston.
Il ritorno alla gara è un po’ come un pugno in faccia. Ci eravamo dimenticati, tra comici, ospiti e pubblicità che c’era una gara. E forse Lara Fabian, con la canzone Voce, non è in gara. Troppe stecche per essere vero, su una canzone peraltro anonima: voto 4. Era quotata a 11 ma così non può vincere.
Voto 7 a chi ha scritto la scaletta. Prima di Albano e Romina, la storia del Festival, bei 90 secondi di pubblicità. E chi cambia canale? Il minuto e mezzo vola via. Eccoli, 24 anni dopo. Subito voto 4: confesso, era conservato. Troppo commerciale questa comparsata. E la canzone? Siamo tornati indietro di qualche decennio, questa melodia non avrebbe vinto neanche negli anni 80. Nonne e prozie si alzano dalla poltrona e ballano per il remix dei successi di una volta. Poteva mancare Felicità? (Voto 5, abbiamo dato). Le flessioni di Albano sul palco, invece, meritano un bel 3. Il bacio tra i due è degno di telenovela (altro 4). E’ a questo punto che avverto la prematura scomparsa di Mino Reitano e Little Tony. Che poi quando Albano fa quello che sa fare, cioè cantare (meglio da solo) la sua voce è ancora – a 72 anni – uno strumento perfetto: dopo averlo “bastonato” chiudiamo con un 8.
Alle 23.15 quello che era un forte sospetto diventa certezza: voto 4 alla costumista. Quando Arisa torna sul palco è un colpo agli occhi. Dopo l’abito da sposa di Emma e quello della Munoz, tre indizi fanno una prova. Pazienza, Sanremo non è una sfilata. Ed è Nek che ci riporta sulla gara e lo fa da consumato artista. La canzone è apprezzabile, orecchiabile, con quel refrain “Fatti avanti amore” ben ritmato, senza errori. Voto 8,5.
Beh, Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi sono una bella sorpresa. Mi sarei aspettato qualcosa di più folkloristico ed invece la canzone “Io sono una finestra” è molto seria, cantata con rigore, senza particolari “ghirigori”: forse è più canzone da pianobar che da Teatro Ariston ma la sufficienza la merita: voto 6. Sufficienza piena, anche 6,5 per Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency guarito dall’ebola: resta sobrio, scegliendo il profilo dell’antieroe e promuovendo la donazione di sangue.
Voto positivo anche per Annalisa (voto 8,5 anche per lei), dotata di ottima voce, sicura e rassicurante, ottima interprete. Padroneggia la canzone “Una finestra tra le stelle” come se fosse nel repertorio da anni. Candidata alla vittoria.
Peccato che subito dopo viene messo in scena un altro siparietto “paracomico” con finte domande della sala: non era meglio andare avanti che già è tardi? Voto 3.
La chiusura dei campioni tocca a Nesli che non va oltre un onesto 6 con Buona fortuna amore, canzone nè particolarmente riuscita nè particolarmente sanremese, cantata con un pizzico di mestiere.
C’è ancora spazio per l’esibizione del gruppo statunitense Imagine Dragons (voto 8) e la gag con il finto Michael Bublè (voto 4). E il finale con Carlo Emma, Arisa e Rocio che recitano il “Faccio Sanremo perchè….”, a quell’ora,. potevano risparmiarcelo. E’ un già visto, copiato da Ficarra&Picone (voto 9), ma senza la loro arguzia e la loro comicità: è l’unico scivolone di Carlo Conti che in fondo è riuscito a garantire un Sanremo nazional popolare, niente di straordinario, ma dignitoso, da 6 politico. Però una domanda la devo lasciare lì: più di quattro ore per dieci canzoni non sono un po’ troppe?