Barack Obama ha confermato “con profonda tristezza” la morte dell’ostaggio Kayla Mueller, la volontaria americana rapita da alcuni membri dell’Isis nel 2013: “Non importa quanto tempo occorrerà – ha detto il presidente Usa – gli Stati Uniti troveranno e assicureranno alla giustizia i terroristi responsabili della sua cattura e della sua uccisione”.
Lo scorso 6 febbraio una serie di tweet e foto provenienti da account di membri dello Stato Islamico, rilanciati dalla direttrice del Site Rita Katz, avevano annunciato che la donna “è morta quando un velivolo giordano ha colpito l’edificio dove si trovava nel governatorato di Raqqa, in Siria”.
#ISIS: Due to airstrike near Raqqah today, “It was confirmed to us the killing of the American…Kayla Jean Mueller” pic.twitter.com/fXev9Opa1c
— Rita Katz (@Rita_Katz) 6 Febbraio 2015
“In nome del popolo americano, Michelle e io rivolgiamo le nostre più profonde condoglianze alla famiglia di Kayla, i suoi genitori, Marsha e Carl, suo fratello Eric e tutti coloro che la amavano. In questo momento di inimmaginabile sofferenza, il paese si unisce al loro dolore”, si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca.
“Con il cuore infranto dobbiamo condividere che abbiamo avuto la conferma che Kayla Jean Mueller ha perso la vita”, si legge in un comunicato dei genitori della cooperante americana – Kayla ha dedicato la sua giovane vita ad aiutare coloro che hanno bisogno di libertà, giustizia e pace”.
Secondo alcune fonti, i genitori della cooperante si sarebbero appellati agli jihadisti per avere informazioni sulle sorti della ragazza: in risposta, i militanti avrebbero inviato una foto del corpo senza vita di Kayla. C’è però il sospetto che la volontaria sia morta da tempo e che lo Stato Islamico stia accusando i raid aerei della Giordania per mettere in difficoltà l’alleanza arabo-occidentale.
Family releases last letter of aid worker Kayla Mueller, who died held hostage by ISIS. RIP
http://t.co/hpoKCrEitY pic.twitter.com/tgB3OtuMKy
— Ivan Watson (@IvanCNN) 10 Febbraio 2015