Martedì alle 10.00 il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella si insedierà al Quirinale e pronuncerà davanti alle Camere riunite il suo primo discorso che secondo fonti attendibili non potrà eludere il tema delle riforme. Nella serata di lunedì la formalizzazione delle dimissioni da giudice della Corte Costituzionale, ruolo ricoperto negli ultimi anni.
Nel suo primo giorno da presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recitato perfettamente la parte di Sergio Mattarella. Solo una frase concessa ai taccuini di un esercito di operatori dell’informazione, talmente assetati di notizie e curiosità da sguinzagliare gli inviati dappertutto per intervistare pure il barbiere, la barista e il portiere di casa. Ma è una frase significativa. Giornalisticamente si potrebbe dire: capacità di sintesi. Come quella che in redazione viene chiesta ai grandi redattori che devono compendiare una pagina di inchiostro in un titolo a nove colonne.
“Il mio pensiero va alle speranze e alle difficoltà dei nostri concittadini”. Mattarella si è già posto come presidente degli italiani, ne conosce le speranze (molto spesso disperate) e ne conosce le difficoltà facilmente desumibili dai dati su occupazione, pil, tasse, criminalità e via dicendo che ogni giorni campeggiano sui quotidiani di informazione.
“E’ sufficiente questo”, scandito dopo otto secondi di dichiarazione in cui ha mosso – forse – un solo muscolo facciale sta a significare che non è ora di chiacchiere ma di fatti. C’è da rimboccarsi le maniche per un Paese che sta precipitando e che deve ritrovare innanzitutto i valori di un popolo e le soluzioni ai misfatti politici (e non solo) di qualche decennio.
Anche i primi gesti da Presidente sono stati significativi. Il riserbo assoluto nei giorni complicati e tesi che hanno preceduto la sua elezione (vissuti con gli affetti più cari), le prime immagini di lui che sale a bordo di una comune Panda grigio scuro, la visita – strettamente privata per come può esserla quella di un neo presidente della Repubblica – alle Fosse Ardeatine, luogo di forte simbologia antifascista.
Domenica mattina presto la Messa nella Basilica dei Santi Apostoli, poi la telefonata al predecessore Azeglio Ciampi (una chiamata molto affettuosa) e nel pomeriggio la visita a Giorgio Napolitano. Alla funzione religiosa (come avvenuto anche a Palermo nella “sua” parrocchia di San Michele Arcangelo) il celebrante ha esortato i fedeli a pregare affinché le sue scelte pongano al centro la dignità della persona, dei poveri e degli umili”.
Chi lo conosce bene, tuttavia, sa che dietro (o dentro) quel volto, apparentemente impassibile, si nascondeva la grande emozione per l’elezione (che rappresenta il premio a una carriera improntata al rigore morale) e la umana commozione per una gioia da condividere con gli affetti più cari tra i quali, però, non c’è più l’amata moglie Marisa, scomparsa tre anni fa.
Sergio Mattarella è questo: la sua rappresentazione di se stesso, a beneficio del grande pubblico che non lo conosceva o non lo ricordava, è stata fedele all’originale. Mattarella è e sarà uomo delle istituzioni, l’uomo con la schiena dritta (in tanti lo hanno definito così), timido e introverso più che mite e malleabile, capace di ascoltare e capire ma anche di dire no con fermezza, chiamato a difendere la Costituzione e non gli interessi di questo o quel partito.
Il premier Matteo Renzi – che a conti fatti è stato uno dei grandi vincitori della partita del Quirinale – lo ha definito arbitro e non tifoso e l’azione del suo Governo, soprattutto nella parte che riguarda le sbandierate riforme, dovrà fare i conti con quest’uomo che conosce bene la Costituzione e il diritto e che ha dimostrato fin da subito di avere un unica priorità: l’interesse per i bisogni degli italiani.